“Oggi inizia il domani”. Un artificio retorico smaccatamente improntato alla suggestione: evoca tutto e il suo contrario, ma gronda speranza, suggerisce visione del futuro, sfida, coraggio, tempismo. Potrebbe essere il claim pubblicitario di un’autovettura o di una rivoluzionaria crema anti invecchiamento. Invece fa parte del repertorio del premier Renzi; e ci sta che, tra le sue frasi un po’ vacue e molto “piacione”, questa sia tra le migliori.
Prendiamola sul serio. Se è vero che “oggi inizia il domani”, se il futuro a cui il premier sta lavorando per il Paese muove i suoi passi da qui, dovremmo almeno attenderci che si sappia a cosa si va incontro. Se pensiamo alla deriva petrolifera che Renzi sta imprimendo all’Italia, infatti, mai slogan fu più azzeccato. Installare oggi una piattaforma petrolifera in mare, ad esempio, vuol dire tenersela per i prossimi 25 anni… Ecco, dunque: conviene verificare presto se il domani renziano che sta iniziando adesso sia desiderabile e sensato.
Noi di Greenpeace abbiamo preso alla lettera il paradosso temporale del premier e ne abbiamo fatto un sito di mobilitazione online. Su TrivAdvisor (trivadvisor.greenpeace.it) ci si può fare un’idea del turismo costiero dei prossimi anni: recensioni di viaggiatori che dicono la loro su trivelle, piattaforme petrolifere, prospezioni sismiche in mare, cetacei spiaggiati e sversamenti. E per ognuna delle località “recensite” – tra le più belle del Mediterraneo italiano – siamo intervenuti digitalmente sui paesaggi più riconoscibili, affiancando a scogli e calette le infrastrutture del business del greggio.
Non ne esce un bello scenario. Certo si tratta di una provocazione, ma non di un gioco. Non lo sono neppure le quasi 30mila firme raccolte da Greenpeace in pochi giorni per chiedere al governo di fare marcia indietro e rivedere i suoi sciagurati progetti petroliferi. Decine di migliaia di adesioni che si aggiungono alle 60 mila persone che hanno manifestato in Abruzzo contro il progetto di Ombrina Mare. E all’annuncio delle regioni Puglia, Basilicata e Calabria di ricorrere contro la sfilza di decreti autorizzativi del governo, che in pochi giorni hanno spalancato le porte dell’Adriatico e dello Ionio a nuove ricerche di giacimenti. Senza dimenticare che contro lo Sblocca Italia – un congegno normativo perfetto per apparecchiare i mari agli appetiti dei petrolieri – pende presso la Corte Costituzionale l’appello di ben sette regioni.
Chissà se Renzi nel suo futuro a scoppio anticipato contempla il dissenso. O se ha fatto i conti – prima di svendere i nostri mari per il profitto di poche compagnie, a fronte di entrate fiscali misere e pochissima occupazione – con settori come il turismo, o la pesca sostenibile, che a causa di questo “radioso” avvenire rischiano grosso. Greenpeace domani sarà in piazza in 25 città italiane. Proveremo noi a fare un po’ di chiarezza, mettendo in guardia i cittadini sul futuro dei nostri mari e del nostro Paese. Ci ascolterà anche Matteo?
Di Andrea Boraschi – responsabile campagna Energia e Clima di Greenpeace Italia