L’udienza a carico di Massimo Bossetti, accusato dell’omicidio di Yara Gambirasio e di aver calunniato un suo ex collega dicendolo responsabile del delitto, è stata rinviata al 17 luglio. “Mi sento più tranquillo, ho molta fiducia nella giustizia”, è stato il commento che l’imputato ha lasciato al suo avvocato.
Inizia così, con una posticipazione, il processo davanti ai giudici della Corte d’assise di Bergamo che è arrivato ad oltre cinque anni dalla scomparsa della tredicenne trovata uccisa tre mesi dopo in un campo di Chignolo d’Isola il 26 febbraio del 2011. L’aula è stata interdetta a tablet e telefoni cellulari, ma decine di persone si sono messe in fila anche un’ora prima dell’apertura. La famiglia Gambirasio e il pm Letizia Ruggeri sono state contrarie anche all’ammissione delle telecamere in aula. Il pubblico ministero ha spiegato di aver voluto evitare “una spettacolarizzazione di questa tragedia. Devo anche rilevare – ha aggiunto – che alcuni organi di informazione non si sono comportati correttamente diffondendo notizie che non dovevano essere diffuse”.
I legali di Bossetti, Claudio Salvagni e Paolo Camporini hanno chiesto ai giudici la nullità del prelievo del Dna (la prova regina ai danni dell’imputato) che, secondo loro, avrebbe dovuto essere eseguito con le garanzie difensive in quanto “non si può dire che il signor Bossetti il 15 giugno dell’anno scorso non fosse indagato”. Nullo, per la difesa, anche il capo d’imputazione che fa riferimento a due luoghi diversi per l’omicidio di Yara Gambirasio: Brembate di Sopra e Chignolo d’Isola.