Il Senato ha respinto la richiesta di calendarizzazione d’urgenza per il voto sull’istituzione della commissione d’inchiesta sulla tragedia del Moby Prince (140 morti), avvenuta il 10 aprile 1991 a Livorno. La richiesta era stata avanzata dal Movimento Cinque Stelle e tra coloro che hanno votato no (in uno scrutinio per alzata di mano) ci sono stati anche i senatori del Partito democratico. Il Pd, tuttavia, è co-firmatario di un testo che in commissione aveva avuto un via libera trasversale (dal M5s a Forza Italia). Tra i senatori democratici che hanno tenuto la mano abbassata anche Marco Filippi, livornese, relatore del testo, che spiega a ilfattoquotidiano.it che il no è stato dovuto al fatto che “dovevano essere conclusi i provvedimenti all’ordine del giorno previsto dal calendario dei lavori”. Tra questi, per esempio, l’istituzione del “Giorno del dono” la cui discussione è prevista proprio la settimana entrante.

Filippi aveva spiegato che la ragione dello stallo nel percorso di approvazione del disegno di legge che dovrà istituire la commissione d’inchiesta era l’intasamento del calendario fino a settembre. Da qui l’iniziativa della senatrice dei Cinque Stelle Sara Paglini che aveva raccolto la richiesta dei familiari delle vittime del Moby, incontrati alla commemorazione per la strage di Viareggio.

Angelo Chessa e Loris Rispoli, portavoce dei familiari delle vittime, riversano invece a ilfattoquotidiano.it la loro indignazione: “Quanto è successo è l’ennesima vergogna di Stato su questa vicenda – dice Chessa – Dopo un lungo percorso avevamo messo tutti d’accordo sul testo della proposta d’inchiesta e ci sembrava di aver raggiunto un risultato positivo. Filippi era con noi il 10 aprile per la 24esima commemorazione della strage e ha speso parole che oggi, davanti a questo voto, sembrano una presa in giro“.

Loris Rispoli aggiunge che “votare la proposta dopo l’estate significa rendere la commissione operativa a dicembre e quindi rischiare di non vederne la fine, perché se la durata è di due anni, basterebbe il minimo slittamento, e si arriverebbe sotto nuove elezioni con decadenza automatica dell’inchiesta. Sinceramente poi siamo preoccupati da eventuali ritardi per dilungare i tempi e evitare l’imbarazzo di una commissione d’inchiesta in cui Vincenzo Onorato è tra le figure su cui si dovrà indagare per profili di responsabilità, mentre questa persona sta per chiudere l’operazione che lo renderà padrone dell’ex Tirrenia. Sarebbe inquietante che una persona sotto inchiesta parlamentare per la più grande tragedia della marineria civile italiana dal Dopoguerra e più grande strage sul lavoro della storia della Repubblica, avvenuta proprio su un traghetto della linea Livorno-Olbia, diventasse il monopolista delle rotte da e per la Sardegna. Ma è altrettanto inquietante che 24 anni dopo lo Stato ci neghi la possibilità di ottenere verità e giustizia solo per evitare imbarazzi ad Onorato”.

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