Il referendum di oggi è un momento davvero storico per la Grecia e per l’Europa. Bisognerà essere eternamente grati ad Alexis Tsipras e al popolo greco per aver messo sul tappeto, con il referendum, la vera questione, quella costantemente elusa dalle classi dominanti europee e dalla loro pletora di servi fra cui spiccano i socialdemocratici alla Schulz, Renzi, Hollande, ecc.: a che serve l’Europa?

Finora è servita solo a garantire l’integrità delle rendite finanziarie, nonché spazi di mercato alla Germania e ai suoi satelliti. Questo Paese, forte della sua struttura industriale superiore, ha praticamente colonizzato il resto del continente. Spregiudicatamente i governi tedeschi si sono sempre rifiutati di pagare i loro debiti, a cominciare da quelli di guerra, che dovrebbero essere i più sacri ed importanti, perché derivano dalla violazione di norme fondamentali del diritto internazionale e dell’etica umana. La Conferenza di Londra del 1952, che si concluse con il condono dei debiti tedeschi, costituì una scelta obbligata e anche lungimirante, perché consentì il rilancio economico della Germania e con essa dell’intera Europa, ponendo le basi anche per il boom economico italiano degli anni Sessanta. Ma erano altri tempi. Ad Est incalzava il ‘pericolo rosso’ e il capitalismo non era ancora quello mortalmente malato di oggi, basato sulle speculazioni finanziarie dei rentiers e dei parassiti di ogni genere. E, se vogliamo, anche la classe politica era a un livello differente: giganti a confronto dei nani di oggi, insulsi burocrati che sono chiamati giorno per giorno ad applicare le ricette stabilite dalla finanza internazionale per preservare il proprio potere.

La Grecia è un piccolo Paese, ma pone con coraggio e coerenza questioni che interessano il complesso dell’Europa, compresa la Germania, dove oggi il 13% della popolazione è a rischio di povertà.

A che serve l’Europa? Quella attuale, gestita da lorsignori, serve solo per mantenere le gerarchie, aumentare le distanze sociali e territoriali, svendere il patrimonio pubblico e i beni comuni ai privati, aumentare lo sfruttamento e distruggere i diritti dei lavoratori, in ultima analisi svuotare e demolire gli strumenti democratici. Le cosiddette ‘riforme’, cioè, tradotto in italiano (o in greco, spagnolo, tedesco e nelle altre numerose lingue dell’Unione), la riaffermazione senza vincoli alcuni del mercato capitalistico e dei rapporti di sfruttamento dell’uomo sul’uomo. Un sistema in cui evasione fiscale e corruzione sono pienamente tollerate e anzi promosse.

Non è un caso che il principale responsabile dell’indebitamento greco, Karamanlis, simbolo vivente del clientelismo e degli sprechi, si pronunci oggi per il ‘sì’ all’Europa dei banchieri. Non è un caso che fra i rappresentanti dell’Europa ci sia quel Juncker che ha favorito l’evasione fiscale nel mondo per accreditare il proprio Paese come paradiso fiscale. Del resto i corrotti hanno bisogno dei corruttori. Fra le cause principali dell’indebitamento in questione vi sono spese direttamente incentivate dai poteri forti, in primo luogo quelli dell’Europa continentale. Si pensi alle spese militari o alla folle operazione delle Olimpiadi (che oggi si vorrebbe scelleratamente importare anche da noi). Si pensi al meccanismo incontrollabile degli interessi e dell’anatocismo.

In aperta contraddizione con le posizioni intransigenti e politicamente motivate della signora Lagarde, questa specie di caricatura della Crudelia Demon di disneyana memoria, il Fondo monetario internazionale ha rivelato, in uno studio alla cui pubblicazione i cosiddetti leader europei si sono opposti fino all’ultimo, che la Grecia ha bisogno di almeno cinquanta miliardi di euro per ripartire. Serve inoltre un periodo di grazia di vent’anni e un taglio del 30% del debito. E lo stesso Congresso statunitense, ben consapevole delle vere poste in gioco politiche in campo, ha bacchettato Lagarde.

Checché ne dicano gli ‘economisti puri’ dagli asfittici orizzonti culturali, che sono sensibili unicamente agli interessi e ai comandi di chi li paga, a volte profumatamente, è la politica che decide in ultima istanza. Chi si nasconde dietro gli imperativi dell’economia vuole in realtà far valere gli interessi della classe dominante al mantenimento dei propri poteri e privilegi.

La Grecia dà l’esempio proprio perché lacera il velo dell’ignoranza e della mistificazione su questi temi fondamentali. A che serve l’Europa? Le masse sterminate riunite ieri sera a piazza Sintagma hanno le idee chiare e ci mostrano la via. Un popolo che recupera la fiducia in se stesso e costruisce l’unità e la coesione sociale e politica attorno ai propri obiettivi, che sono quelli di tutti i popoli europei, vale immensamente più dei miliardi di euro su cui poggiano le terga i padroni dell’Europa, che non lesinano bugie, ricatti e minacce e scatenano ovunque, ma soprattutto sui mezzi d’informazione, i loro servi senza vergogna.

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