Gli stranieri non possono entrare in alcuni paesi della provincia di Savona se non hanno un certificato che attesti l'assenza di malattie infettive come Tbc, scabbia, Hiv e Ebola. Il sindaco della cittadina celebre (finora) per il Muretto: "Mi sta costando molto, ma tornassi indietro lo rifarei"
“Tornassi indietro lo rifarei. Anche se mi sta costando molto, viste tutte le polemiche che si sono scatenate a livello nazionale”. Non si pente né si rimangia il provvedimento, Enzo Canepa, il sindaco di Alassio (tessera di Forza Italia, eletto in una giunta civica di centrodestra) che ha firmato l’ordinanza che vieta l’ingresso nel territorio del comune del Ponente ligure agli stranieri senza fissa dimora privi di un certificato sanitario “che attesti l’assenza di malattie infettive trasmissibili”. Canepa in una intervista all’agenzia Dire rivendica anzi la propria decisione, attaccata da sinistra (ma non solo), definita “razzista” o, secondo una nota di Raffaella Paita, neo capogruppo del Pd in consiglio regionale, “inaccettabile in un Paese democratico”.
L’ordinanza recita testualmente: “Accertato che già dal mese di giugno è esponenzialmente aumentata la presenza sul territorio comunale di cittadini stranieri provenienti da diversi Stati africani, asiatici e sudamericani. Considerato che in detti Paesi, sia di origine sia di transito, in assenza di adeguate misure di profilassi, sono ancora presenti numerose malattie contagiose e infettive, quali ad esempio Tbc, scabbia, Hiv ed è tuttora in corso una gravissima epidemia di Ebola, come attestato dalla Oms”, si ordina “il divieto a persone prive di fissa dimora,
provenienti da paesi dell’area africana, asiatica e sudamericana, se non in possesso di regolare certificato sanitario attestante la negatività da malattie infettive e trasmissibili, di insediarsi anche occasionalmente nel territorio comunale”. Dopo il celebre Muretto, Alassio ora fa parlare di sé per l’ordinanza anti-contagio. I primi effetti dell’ordinanza – allontanamento del migrante e multa, per ora le sanzioni sono rimaste sulla carta – secondo il sindaco sono già visibili. La presenza di extracomunitari si è rarefatta, nelle strade della città e sulle spiagge dove, dice Canepa, gli ambulanti imperversavano, disturbando i bagnanti.
Altri comuni del Ponente ligure Zuccarello, Ortovero, Vendone, Erli e Garlenda (tutti in provincia di Savona) hanno emanato ordinanze dello stesso tenore. Ispiratrice della mossa è Sonia Viale, segretaria ligure della Lega Nord, e prossima vicepresidente della Giunta di centrodestra guidata da Giovanni Toti, che mercoledì si insedierà in via Fieschi. Viale cumulerà varie deleghe, tra le quali l’immigrazione e la sanità. Il precedente è già agli atti e riguarda Prelà (500 abitanti, in provincia di Imperia). Il sindaco Eliano Brizio alcuni mesi fa ha inaugurato il divieto. La vicepresidente in pectore della Liguria spiega a ilfattoquotidiano.it. “Ho rivolto un invito politico ai sindaci della regione affinché si facciano carico di un problema reale. E’ una questione di buonsenso. Una ventina di giorni fa in una audizione al Senato, il capo della polizia, Alessandro Pansa, ha ammesso che dei sedicenti profughi che sbarcano sulle coste italiane, un terzo è composto da clandestini, un terzo da persone che si rifiutano di farsi identificare facendosi prendere le impronte digitali (che vengono convogliate in una banca dati a livello europeo) e un terzo sono richiedenti asilo. In queste condizioni è evidente che non esiste alcuna certezza sulle loro condizioni di salute. Effettuato un sommario triage (ossia una visita medica superficiale, ndr) non si procede con analisi cliniche e di laboratorio approfondite”.
Viale chiede l’intervento delle prefetture per sostenere i sindaci nella difficile opera di prevenzione sanitaria. Tuttavia il Viminale sta studiando una controffensiva per neutralizzare sul nascere questa pratica. Ed è già iniziato il pressing sulle amministrazioni comunali per far revocare il provvedimento dove è stato adottato e per impedire che proliferi a macchia d’olio. in Liguria gli arrivi dei migranti proseguono a decine ogni giorno.
E la Curia di Albenga non è rimasta a guardare. Con diplomatica cautela il vescovo monsignor Guglielmo Borghetti ha aperto a due famiglie con figli gli appartamenti a disposizione di una parrocchia, non rivela quale né dove si trovino ricoverati gli immigrati: “Queste persone hanno diritti e bisogni e sono meritevoli di rispetto senza strumentalizzazioni ideologiche – ha dichiarato il presule al Secolo XIX – La coscienza dei cristiani deve interrogarsi al di là delle questioni economiche, di ordine pubblico o del turismo”.