Tutto come previsto. Nicola Lagioia ha fatto un buon libro con Einaudi (“con loro abbiamo fatto, passo dopo passo, un lungo paziente e alla fine felice lavoro di squadra”). Ha partecipato a un’edizione dello Strega preceduto, come quasi sempre, da polemiche. In particolare per il fatto che vi comandano i grandi gruppi editoriali, che vincono sempre libri da loro prodotti e che una scrittrice come Elena Ferrante (editore E/O), da tutti riconosciuta fra i nomi più importanti della narrativa italiana, i cui libri si vendono in tutto il mondo, rischiava addirittura, ancora una volta, di non partecipare nemmeno. Alla fine la Ferrante ha partecipato, è entrato nella cinquina dei finalisti, arrivando però terza con appena 123 voti, seguito da Genovesi (Mondadori) e Santagata (Guanda, gruppo Longanesi). Al secondo posto, con 157 voti, l’autore Covacich (Bompiani, gruppo Rizzoli). E primo, ben distanziato, con 182 voti, appunto ‘La ferocia’ di Lagioia (Einaudi, gruppo Mondadori).
Tutto come previsto. “Gli ultimi dieci premi sono un affare tra gruppo Mondadori e gruppo Rcs (per la precisione 4 Mondadori, 3 Einaudi, 2 Bompiani e 1 Rizzoli)”, come ha ricordato polemicamente Roberto Saviano, e “bisogna risalire al 2005 per trovare un romanzo Feltrinelli”.
A questo punto, c’è la sorpresa. L’esperto e navigato giovane Lagioia, con una serie di dichiarazioni, interviste e articoli, mostra di cadere dalle nuvole. “Lo Strega è stato veramente una sorpresa… Nessuno, un anno fa, avrebbe puntato un euro bucato su di me… Un epilogo che nessuno avrebbe potuto prevedere anche sei mesi fa… Non mi aspettavo che sarebbe successo tutto questo… Non lo immaginavo…”. Peraltro “non mi interessava vincere”, ha aggiunto. Anche perché “non era un romanzo scritto e pubblicato per lo Strega… Non avrebbe di norma dovuto vendere troppe copie né tantomeno essere un best seller… I romanzi molto letterari non sono fatti per i grandi palcoscenici”.
Imbarazzo per aver pubblicato e vinto allo Strega con un grande gruppo, che vince sempre, insieme ad un altro grande gruppo? “No, perché avevo il romanzo dalla mia parte”.
Le polemiche? Quando mai! Invece “è stato lo Strega dell’antipolemica. Covacich mi ha telefonato per complimentarsi”. Come se Covacich, notoriamente, prendesse a pugni chi concorre con lui ai premi letterari.
E la Ferrante, ancora una volta non votata dagli Amici della Domenica irreggimentati dai grandi gruppi editoriali? “Amo i libri di Elena Ferrante, ma evidentemente in questo caso è piaciuto di più il mio libro”. A chi? Agli Amici della Domenica controllati dal gruppo Mondadori?
“E poi Francesco Piccolo, anche lui autore Einaudi, non avrebbe votato per la Ferrante se il premio fosse stato pilotabile”. Considerazione che può evidentemente essere rovesciata: a Piccolo è piaciuto tanto di più il libro della Ferrante, rispetto a quello di Lagioia, che è venuto meno alle direttive di scuderia.
E’ singolare e immotivato questo atteggiamento di Lagioia. Lavorava da almeno quindici anni a questo esito, peraltro meritoriamente, perché ha puntato sempre sulla scrittura e sulla qualità letteraria (paradossalmente una qualità rara in un settore operativo, in un ambiente intellettuale e fra operatori culturali che sulla qualità e sulla scrittura dovrebbero tenere ben saldi i piedi).
Ha pubblicato il suo primo romanzo con Minimum fax a 28 anni. Ha pubblicato il primo dei suoi tre altri romanzi con Einaudi che ne aveva 31. Ha pubblicato racconti anche con Fazi, Rizzoli, Laterza, Neri Pozza, ecc. ecc.. Cura, con e per Goffredo Fofi, la rivista cult Lo straniero. (“la mia Università, di cui non sarò mai degno abbastanza”). Dal 2000 è editor e dirige la collana di letteratura italiana di Minimum fax. E’ presente su RadioTre, con la rassegna quotidiana delle pagine culturali. Nel 2013 e nel 2014 è stato addirittura tra i selezionatori della Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia. Con i suoi primi tre romanzi ha vinto il Premio Lo Straniero (quello cult di Goffredo Fofi), il Premio Scanno, il premio Siae – Sindacato scrittori, il premio Vittorini, il premio Volponi, il Premio Viareggio, essendogli sfuggiti per un soffio (finalista) il Premio Bergamo e il Premio Napoli. E ora, con la sua ultima fatica, un romanzo di 400 pagine, Einaudi (gruppo Mondadori), ha conquistato a 42 anni il premio dei premi, il Premio Strega, edizione 2015.
Insomma da quindici anni il “giovane” Nicola Lagioia è tra i protagonisti della vita letteraria italiana. Un giovane adottato da un grande vecchio, uno che lavora in una casa editrice “indipendente” ma pubblica con una major, insieme appartato e visibile quando e dove serve, serio e persino un po’ secchione, affidabile, lavoratore, con un piede nell’underground e un altro nell’establishment, insieme editor e scriptor, letterato e artista, recensore e recensito, premiatore e premiato. Insomma, un giovane navigato ed esperto. Che ha saputo aspettare, ha frequentato bene, ha imparato e lavorato sodo e adesso, dopo aver partecipato, da secondo, all’allorazione di giovani, giovanissimi, vecchi bacucchi e outsiders, ottiene finalmente in proprio l’alloro, il massimo alloro commerciale. Ma come riconosciuto “scrittore di qualità” – in un mondo di premi e di classifiche di vendita in cui giganteggiano facce televisive, prodotti commerciali e persino “scribacchini mestieranti, senza un’idea, senza un’ombra di responsabilità dello stile” – e con un libro, per cui lo stesso Lagioia scomoda radici e collegamenti con Federico De Munro, Malcom Lowry, William Faulkner, Gabriel Garcia Marquez, James Joyce…
Del resto, ha lavorato per quattro anni al suo libro ora allorato, “non sono esistiti sabati, domeniche o vacanze. Mi sono fidato della letteratura”.
E allora ci si aspetterebbe che Lagioia si goda serenamente e senza ipocrisie il successo e il riconoscimento. Non ha bisogno di inventarsi che non ci teneva, che non se lo aspettasse, che nessuno poteva prevedere. E soprattutto non ha bisogno di nascondere l’innascondibile: ancora una volta il premio Strega è andato al gruppo Mondadori, ancora una volta hanno avuto ragione le truppe cammellate. Certo avrebbe potuto vincere Covacich-Rizzoli. Probabilmente qualche voto la qualità de ‘La Ferocia’ se l’è guadagnato in proprio. Ma indubbiamente non ha vinto e non poteva vincere il bravo Lagioia, se avesse pubblicato con Minimum fax o con E/O. Comunque ha vinto l’accoppiata Lagioia-Mondadori, se non Mondadori-Lagioia.
Senza nulla togliere beninteso alla qualità del lavoro e del quarto romanzo del giovane quarantunenne. Così come non si toglierebbe nulla a Sandro Veronesi, Niccolò Ammanniti, Paolo Giordano, Tiziano Scarpa, Antonio Pennacchi, Edoardi Nesi, Alessandro Piperno, Walter Siti, Francesco Piccolo – riconosciuti fra i migliori produttori di romanzi letterari in Italia – se si dicesse che non sarebbero riusciti a vincere lo Strega delle nove edizioni precedenti a quella vinta da Lagioia se i loro libri vincenti non fossero stati pubblicati da Mondadori o Rizzoli.