Scrivo  in preda a commozione, entusiasmo e curiosità mentre escono i risultati che danno la imprevista schiacciante vittoria del No nel referendum greco. Vorrei  seguire media e trasmissioni che mi raccontino il risultato, che facciano parlare i greci, che analizzino il voto, le regioni, le città, le fasce di età, gli orientamenti politici.

Vorrei capire com’è possibile che queste proporzioni della vittoria non siano state previste. Si parla già subito, e nei soliti termini, di cosa può accadere, si sentono collegamenti da Bruxelles  e Berlino che non mi dicono  nulla di nuovo.

Sono andati a votare, se ben capisco, il 65%  dei greci. Pochi se si immaginava il 90%, tanti rispetto alle elezioni.  Mi par di capire che tra gli under 50 enni  il NO abbia addirittura sbaragliato.

Tsipras aveva visto giusto, sapeva cosa rischiava ma evidentemente aveva e ha la sintonia con la maggioranza della popolazione. Più ancora che con la maggioranza interna di Syriza.

Non credevo che l’orgoglio e la speranza prevalessero così nettamente sulla paura. Ciò succede, in genere, quasi solo quando si va in guerra, una brutta cosa.
Qui invece anche i sentimenti anti europeisti, che albergano in forse un terzo o un quarto della popolazione, sono stati costretti a seguire l’egemonia dell’altereuropeismo di sinistra di Syriza.
Questa è la straordinaria vittoria di sentimenti politici altrove considerati minoritari. Vorrei sentirmela raccontare meglio.
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