All'ex capo del Sismi la seconda sezione dell'organo amministrativo ha assegnato il compito di analizzare la procedura predisposta dal governo. Un affare da 7 miliardi di euro. Dal quale lo Stato ne incassa uno e mezzo di tasse ogni anno
Il futuro del Lotto è nelle mani dell’ex capo del servizio segreto militare, Nicolò Pollari. Il più antico e popolare gioco italiano e il discusso numero uno dell’intelligence, due entità all’apparenza lontane anni luce, si stanno incrociando. Dopo aver dovuto lasciare tra mille polemiche nel 2006 l’incarico di comandante delle barbe finte svolto per cinque anni nel pieno del berlusconismo imperante, Pollari dal 2007 si è riposizionato come magistrato del Consiglio di Stato e in questa veste si sta occupando della gara per assegnare la concessione del gioco fino ad oggi gestito per 22 anni di fila dalla società che ora si chiama Lottomatica-Gtech del gruppo De Agostini con sede a Londra. Quella del Lotto è una delle gare più importanti del momento, forse addirittura la più importante, seguita con estrema apprensione da tutti i protagonisti italiani e di mezzo mondo del ricchissimo settore dei giochi. Il Lotto ogni anno smuove un giro d’affari di poco inferiore ai 7 miliardi di euro e considerando che l’aggio sulle giocate finora era del 6,13 per cento e in futuro sarà probabilmente limato fino al 6, l’incasso del gestore si aggira sui 400 milioni. Lo Stato dal Lotto incassa in termini di tasse circa 1 miliardo e mezzo di euro ed è quindi molto importante che il gioco sia concesso in modo trasparente ad un’azienda assolutamente affidabile.
Prima di diventare consigliere di Stato Pollari è stato generale della Guardia di Finanza e capo di Stato maggiore e da qui inviato alla guida degli agenti segreti. Da capo del Sismi ha dovuto affrontare numerosi guai giudiziari da cui fin qui è uscito assolto. Il primo riguarda il rapimento a Milano dell’imam Abu Omar, un’operazione ordinata dalla Cia a cui avrebbe dato il suo contributo anche l’intelligence italiana. Il secondo guaio è quello della raccolta e archiviazione di informazioni attraverso l’agente Pio Pompa su numerosi personaggi della vita italiana, politici, magistrati, giornalisti, ritenuti tutti pericolosi avversari del governo Berlusconi, da tenere sotto osservazione speciale e da zittire. Nel 2013 Pompa e Pollari furono prosciolti dall’accusa di aver assunto informazioni in maniera illegale e indebita, ma un anno fa la procura di Perugia ha presentato un ricorso in Cassazione e quindi presumibilmente ci sarà un nuovo processo a meno che il governo di Matteo Renzi non frapponga ancora una volta il segreto di Stato.
Pollari è consigliere della seconda sezione del Consiglio di Stato, quella che ha il compito di esprimere valutazioni e pareri sulla congruità degli atti di governo e amministrativi. E che si è riunita il 10 giugno con all’ordine del giorno proprio la gara della concessione del gioco del Lotto decidendo di affidare all’ex capo del Sismi l’approfondimento della faccenda con l’obiettivo di esprimere un parere con eventuali osservazioni e proposte di modifica dello schema di gara predisposto dal governo. La gara vera e propria dovrebbe svolgersi nella primavera dell’anno prossimo.