Un sequestro record per i due imprenditori considerati vicini al clan dei Casalesi. Ammonta a 53 milioni di euro il valore dei beni sigillati dal Gico della Guardia di Finanza e dal Ros dei Carabinieri. Sono riconducibili a Claudio Schiavone e Antonio Piccolo, i due imprenditori arrestati il 3 aprile scorso nell’inchiesta sulla Cpl Concordia e i lavori di metanizzazione in 7 comuni della provincia di Caserta.
A Schiavone il Gico ha sequestrato 88 appartamenti e alcune società valutate in circa 45 milioni di euro, mentre i carabinieri del Ros hanno messoi sigilli a 2 ville, 14 appartamenti e 4 appezzamenti di terreno riconducibili a Piccolo e valutati in 8 milioni di euro.
Appena cinque giorni fa l’inchiesta coordinata dal procuratore aggiunto di Napoli Giuseppe Borrelli e dai sostituti Catello Maresca, Cesare Sirignano e Maurizio Giordano aveva portato all’applicazione di otto misure cautelari, tra carcere e domiciliari.
In manette erano finiti gli ex dirigenti della cooperativa di Modena, compreso tra i quali l’ex presidente Roberto Casari, già coinvolto nell’inchiesta sulla metanizzazione di Ischia. Tra gli indagati anche Lorenzo Diana, senatore del Pds , considerato un’icona dell’antimafia e unico politico citato in positivo nel libro Gomorra di Roberto Saviano: per i pm avrebbe avuto un ruolo attivo nel patto tra l’impresa e la camorra, e in cambio avrebbe avuto sostegno politico sul territorio. Diana era stato nominato da Luigi De Magistris presidente Centro Agroalimentare di Volla-Napoli (Caan).
Proprio stamattina, l’ex presidente della commissione antimafia Luciano Violante si era espresso sull’inchiesta Cpl Concordia, mettendo nel mirino il contributo dato all’indagine dai collaboratori di giustizia. “Siamo di fronte ad una generazione di collaboratori particolarmente scaltra – ha detto Violante – e quindi cosciente di ciò che interessa ai magistrati e ai mezzi di comunicazione. Si fanno pertanto selettivi nelle cose da dire. Sanno che, ad esempio, senza il nome di una personalità politica, l’inchiesta potrebbe avere minore attenzione dei mezzi d’informazione“. Un assist raccolto da Davide Mattiello, deputato del Pd e membro della commissione antimafia, che ha subito condiviso l’opinione dell’ex presidente della Camera. “Violante – dice Mattiello – solleva questioni giuste sui collaboratori di giustizia. Sulla vicenda di Lorenzo Diana, come su altre, la prudenza è d’obbligo, pur ribadendo l’importanza di questo strumento, immaginato da Falcone al fine di disarticolare dall’interno le organizzazioni criminali”.