Sono state pubblicate sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica dello scorso 3 luglio le Linee guida dettate dall’Autorità Nazionale anticorruzione sull’attuazione della normativa in materia di prevenzione della corruzione e trasparenza da parte delle società e degli enti di diritto privato controllati e partecipati dalle pubbliche amministrazioni e degli enti pubblici economici.
Le linee guida chiariscono, tra l’altro – benché probabilmente non ce ne fosse bisogno – che “La ratio sottesa alla legge n. 190 del 2012 [ndr la disciplina anticorruzione] e ai decreti di attuazione appare…quella di estendere le misure di prevenzione della corruzione e di trasparenza, e i relativi strumenti di programmazione, a soggetti che, indipendentemente dalla natura giuridica, sono controllati dalle amministrazioni pubbliche, si avvalgono di risorse pubbliche, svolgono funzioni pubbliche o attività di pubblico interesse”.
In tale contesto, l’Authority anticorruzione fuga ogni dubbio che la disciplina anticorruzione debba trovare applicazione anche nei confronti di tutti gli enti pubblici economici: “Gli enti pubblici economici, ancorché svolgano attività di impresa, sono da ritenersi tra i soggetti destinatari della normativa in materia di anticorruzione e trasparenza in quanto enti che perseguono finalità pubbliche.”.
La Siae – società italiana autori ed editori – è un ente pubblico economico a base associativa che, ancorché funzionante, ex lege, secondo le regole del diritto privato, è indiscutibilmente chiamata a svolgere una serie di funzioni pubbliche e, comunque, a farlo sotto il controllo e la vigilanza di una serie di amministrazioni dello Stato: Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo, Ministero dell’Economia e Presidenza del Consiglio dei Ministri.
D’altra parte, anche laddove si volesse considerare la società di Viale della Letteratura, un ente di diritto privato, nuove Linee Guida dell’Autorità Anticorruzione alla mano, si arriverebbe alla medesima conclusione giacché tale provvedimento chiarisce che sono attratti nell’ambito di applicazione della disciplina, tra gli altri, gli enti che siano istituiti per legge o ai quali la legge affidi talune finalità istituzionali, quelli nei quali la nomina dei componenti degli organi di indirizzo e/o direttivi e/o di controllo è affidata all’amministrazione nonché quelli in relazione ai quali l’amministrazione è titolare di poteri di vigilanza come, ad esempio, l’approvazione dello Statuto o dei bilanci.
Tutti requisiti e caratteristiche che contraddistinguono, da sempre, il rapporto tra la Società italiana autori ed editori e le amministrazioni che su di essa esercitano o dovrebbero esercitare la vigilanza.
E’, infatti, sufficiente navigare nell’apposita pagina del sito del Ministero per i beni e le attività culturali per confrontarsi con il lungo elenco di funzioni pubblicistiche attribuite, ex lege, alla Siae e di poteri di controllo e vigilanza che, almeno sulla carta, il Governo potrebbe e dovrebbe esercitare sulla Siae.
Difficile, pertanto, dubitare della circostanza che la Siae è tenuta ad adempiere ai numerosi obblighi, non solo in fatto di trasparenza, previsti dalla disciplina anticorruzione, obblighi che, se attuati, contribuirebbero a rendere, finalmente, meno opaca e più efficiente la società alla quale lo Stato affida un ruolo tanto centrale nella gestione ed intermediazione dei diritti d’autore.
Eppure a navigare sul sito istituzionale della Siae non c’è traccia dell’apposita sezione “amministrazione trasparente” nella quale la legge anticorruzione impone di pubblicare una serie di preziose informazioni quali, tra le altre, quelle relative ai contratti conclusi, al personale, alle performance, alla gestione di sovvenzioni e sussidi o ai servi erogati.
La Siae, dunque, almeno sotto tale profilo – ma, probabilmente, altrettanto accade sotto innumerevoli altri – è inadempiente agli obblighi di trasparenza impostogli dalla vigente disciplina in tema di anticorruzione.
Un fatto non da poco per il “tutore di Stato” della legalità nel capo dei diritti d’autore e, comunque, per un ente pubblico economico, vigilato addirittura da due Ministeri e dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri.
Ed al riguardo, vale la pena segnalare quanto annota l’Authority di Raffaele Cantone nelle proprie linee guida appena andate in Gazzetta Ufficiale nel ricordare che il provvedimento è rivolto “inoltre, alle amministrazioni pubbliche che vigilano, partecipano e controllano gli enti di diritto privato e gli enti pubblici economici” giacché ad avviso dell’Autorità, “spetta in primo luogo a dette amministrazioni promuovere l’applicazione della normativa in materia di prevenzione della corruzione e di trasparenza da parte di tali enti. Ciò in ragione dei poteri che le amministrazioni esercitano nei confronti degli stessi ovvero del legame organizzativo, funzionale o finanziario che li correla”.
Toccherebbe, dunque, al Ministero per i beni e le attività culturali, a quello dell’economia ed alla stessa Presidenza del Consiglio dei Ministri richiamare, senza ulteriore ritardo, la Siae al rispetto delle regole anticorruzione ed all’adempimento degli obblighi di trasparenza tanto più che proprio nei prossimi giorni il Governo dovrà nominare il nuovo Presidente della Società [ndr Filippo Sugar, designato ormai da mesi] e, soprattutto, approvare il bilancio 2014.
La speranza, dunque, è che il Ministero dei beni e delle attività culturali che, pure, nella propria sezione “Amministrazione trasparente” sembra essersi dimenticato della Siae, nell’elenco degli enti vigilati, faccia la sua parte.
Ma, speranze a parte, la serenità è che, ora, le decine di migliaia di autori ed editori italiani che, da anni, chiedono trasparenza in relazione alla gestione dei propri diritti da parte della Società italiana autori ed editori avranno uno strumento in più per ottenerla – ovvero l’istituto dell’acceso civico previsto appunto dalla disciplina anticorruzione – e, soprattutto, un’Autorità indipendente alla quale segnalare ciò che non va – almeno in termini di trasparenza ed anticorruzione – nella Società di Viale della letteratura.
Questa volta, la Siae – che da anni si sottrae al controllo della Corte dei Conti sostenendo di non esservi tenuta in quanto non gestirebbe fondi pubblici [ndr. Determina 25/2014, Corte dei conti, Sezione controllo, pag. 7] – dovrà piegarsi alle regole di tutti i comuni mortali e rendersi trasparente per davvero.
Nota di trasparenza: credo che nel post si parli solo di fatti e non vi siano opinioni ma segnalo che assisto professionalmente una società contro la Siae sebbene in un giudizio che non ha nulla a che vedere con il contenuto del post