Oslo, 31 mar. (Adnkronos) - La vicinanza della Norvegia all'Urss portò, durante la Guerra Fredda, alla costruzione di molti bunker militari, alcuni dei quali erano vaste basi segrete per aerei e navi. Le tensioni con la Russia - scrive la Bbc - hanno riportato al centro dell'attenzione i bunker nascosti nelle caverne delle montagne, all'interno dei quali ci sono caccia a reazione e sottomarini nucleari. Al culmine della Guerra Fredda, il paese aveva circa 3.000 strutture sotterranee dove le sue forze armate e gli alleati potevano nascondersi. Oggi, a causa della guerra che travolge l'Ucraina orientale, Oslo sta riattivando due delle sue strutture sotterranee più iconiche.
Vicino al confine della Norvegia con la Russia a nord del Circolo Polare Artico, gli hangar della stazione aerea di Bardufoss e la base navale di Olavsvern sembrano appartenere a un film di spionaggio, con le loro pareti di roccia grezza, il cemento scintillante e l'equipaggiamento militare. Scavata nel fianco di una montagna, protetta da circa 275 metri di dura roccia, la base di Olasvern è particolarmente suggestiva con il suo tunnel di uscita lungo 909 metri completo di enorme porta anti-esplosione. Nelle foto pubblicitarie per la riattivazione degli hangar di Bardufoss, si vedono il caccia Lockheed Martin e l'F-35 Lightning II. Inaugurata nel 1938, la stazione aerea fu un tempo utilizzata dai caccia tedeschi per proteggere la gigantesca corazzata Tirpitz mentre era ancorata in un fiordo vicino.
Dopo la guerra, la Royal Norwegian Air Force utilizzò gli hangar di montagna per proteggere i suoi caccia da un possibile attacco sovietico. Questi hangar includevano tutto ciò di cui gli aerei e i loro piloti avevano bisogno, come lo stoccaggio del carburante e delle armi, lo spazio per la manutenzione dei sistemi dell'aereo e le aree per l'equipaggio. Poi circa 40 anni fa fu chiuso, ma ora sembra che Bardufoss possa tornare ad essere necessario. Il ruolo della base riattivata che ha ricevuto aggiornamenti strutturali e di equipaggiamento è quello di proteggere gli F-35 norvegesi di fronte a un attacco di Mosca. L'invasione russa dell'Ucraina ha mostrato al mondo quanto possano essere vulnerabili costosi aerei militari come gli F-35 da 80-110 milioni di dollari quando sono a terra, in particolare agli attacchi dei droni "kamikaze" che possono costare appena 300 dollari.
La base navale di Olavsvern, situata vicino al punto in cui il Mare di Norvegia incontra il Mare di Barents, fu costruita a partire dagli anni '50, in risposta all'aumento della Flotta del Nord sovietica. Costata circa 450 milioni di dollari, la base, con il suo centro di comando sotterraneo, il deposito, il bacino di carenaggio in acque profonde e il tunnel di uscita, fu un'impresa così imponente per la Norvegia, che la Nato dovette finanziarne gran parte. L'Unione Sovietica, intanto, si era sgretolata quando fu completata. Nel 2009 il parlamento norvegese ha votato a stretta maggioranza per chiudere la base top secret di Olavsvern nonostante la crescente minaccia della Russia e nel 2013 è stata venduta a investitori privati ben al di sotto del valore di mercato. La nuova proprietà ha permesso a due navi da ricerca russe e a pescherecci russi di utilizzare la struttura.
Nel 2020, WilNor Governmental Services, con stretti legami con l'esercito norvegese, ha acquistato la maggioranza della società. Da allora ha iniziato a riparare e aggiornare il sito e c'è stata una crescente presenza militare nella base, e anche la Marina degli Stati Uniti è interessata a basare lì i suoi sottomarini nucleari. Le preoccupazioni per la sicurezza della Norvegia non sono iniziate nel 2022, quando la Russia ha invaso l'Ucraina, o nel 2014 , quando ha invaso la Crimea, ma prima. "Intorno al 2006-2008, c'è stata una confluenza di cose. C'erano molti investimenti nella Flotta del Nord della Russia", afferma Andreas Østhagen, ricercatore senior presso il Fridtjof Nansen Institute, una fondazione norvegese, "insieme alla ripresa delle esercitazioni militari russe nell'Artico per la prima volta dalla Guerra Fredda e al crescente interesse della Russia nello sfruttamento delle risorse artiche".