Equità tra generazioni, tra pensionati, tra ricchi e poveri. E’ questa la chiave di lettura per comprendere la relazione finale del presidente dell’Inps Tito Boeri presentata oggi alla Camera al cospetto de ministro del lavoro Giuliano Poletti e il presidente della Repubblica Sergio Mattarella. “Chi ha pagato di più la crisi è il 10 per cento più povero della popolazione”, ha affermato il presidente che continua: “La povertà è il problema numero uno in Italia, troppe persone sfuggono dalle maglie di un sistema sociale che a differenza di altri Paesi europei non ha il reddito minimo garantito, questo gap andrebbe colmato”. L’economista annuncia una serie di proposte di legge avanzate al governo dall’istituto previdenziale, basate su cinque pilastri. Tra questi quello di offrire assistenza ai lavoratori over 55 che hanno perso il loro impiego, visto come “un passo verso il reddito minimo” e la flessibilità in uscita sostenibile basata sul contributivo. “Serve guardare alle pensioni delle generazioni future, non solo alla sostenibilità finanziaria ma anche a quella sociale, bisogna chiamare con il loro vero nome i vitalizi, sono delle pensioni, le Camere dovrebbero rendere pubblici i regolamenti di questi trattamenti speciali, serve un contributo di solidarietà da parte di chi ha pensioni elevate”, dice. Il contratto a tutele crescenti secondo Boeri sta dando i suoi frutti, ma la precarietà è tutt’altro che debellata. “Aumentano i lavoratori in povertà e molti prendono un salario inferiore a 8 euro l’ora, peccato che il governo abbia tralasciato il tema del salario minimo per legge”, dice rivolgendosi a Poletti. Poco entusiasta delle proposte di Boeri è la segretaria della Cgil Susanna Camusso: “Un capolavoro, si parla di ridurre la povertà volendo colpire le pensioni di chi ha lavorato una vita, Boeri sbaglia” di Irene Buscemi

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