Non solo i media che si sono ostinati a coprire la Coppa del Mondo di calcio femminile di Canada 2015 come fosse una sfilata di moda o una fiera di bestiame, invece che un importante evento sportivo con un’audience globale di oltre un miliardo di spettatori. Anche i dirigenti del pallone non riescono a concepire le atlete come tali e basta.
Se in Italia l’ex presidente della Lnd Felice Belloli aveva definito le calciatrici sono “quattro lesbiche”, nel paese che si picca di essere la patria del calcio la Federcalcio locale è riuscita, forse, a fare peggio, definendo le atlete inglesi, reduci da un ottimo terzo posto dopo aver battuto la Germania ai supplementari nella finalina, nulla più che “madri, mogli o figlie”.
Il tweet della FA (Football Association) postato alle 13 di lunedì, poche ore dopo il trionfale arrivo della nazionale all’aeroporto di Heatrow, diceva: “Le nostre leonesse tornano a essere madri, compagne e figlie oggi, meritandosi un altro titolo – quello di eroine”.
Poi, come spesso in questi casi, è arrivata la toppa peggiore del buco. In serata James Callow, responsabile comunicazione della FA e autore del tweet, sul suo profilo personale ha scritto: “Mi scuso se ho offeso qualcuno. L’articolo (da cui è stato tratto il tweet ndr.) voleva raccontare un bel momento in cui le calciatrici sono riunite con le loro famiglie”.
Per poi proseguire così: “Rifiuto ogni accusa di sessismo e penso che l’aspetto umano sia parte fondamentale di ogni racconto sportivo. Avrei fatto lo stesso per la squadra maschile, senza dubbio”. Peccato che, a memoria, nessuno né in Inghilterra né altrove abbia mai salutato il ritorno di una squadra maschile di calcio arrivata al terzo posto con frasi del tipo “e adesso i nostri ragazzi potranno fare una bella lavatrice”.