Il caso riguarda chi, dopo aver vinto il concorso di accesso alle vecchie scuole di insegnamento, non le ha frequentate per ragioni personali e ha congelato il corso. Si sono poi iscritti nelle liste a condizione che frequentassero gli altri corsi abilitanti (Tfa). Ora però per problemi burocratici non fanno in tempo a finire l'iter e a rientrare nelle 100mila assunzioni previste dal governo
Nelle Graduatorie ad esaurimento, le liste che danno diritto a un posto fisso, gli aspiranti docenti sono iscritti da tempo. Adesso che il governo ha promesso di svuotarle con il piano straordinario delle 100mila assunzioni, potrebbero festeggiare finalmente la cattedra attesa per anni. Invece la riforma della scuola rischia di trasformarsi in una beffa. È la condizione in cui si trovano i congelati Ssis iscritti in GaE con riserva, come Fabio Iuliano. Per colpa di un piccolo ritardo di un mese, un disguido con le università, una dimenticanza del Miur, potrebbero perdere un diritto acquisito.
Si tratta di quei docenti che, dopo aver vinto il concorso di accesso alle vecchie scuole di insegnamento, non le hanno frequentate per ragioni personali (congedo parentale, malattia, dottorato di ricerca ad esempio), “congelando” il corso. Intanto, però, le Ssis sono state chiuse dal governo (nel 2009) e loro sono rimasti in sospeso. Hanno avuto riconosciuta la possibilità di iscriversi nelle Graduatorie, ma con riserva, ovvero a condizione di conseguire altrimenti l’abilitazione. In origine erano circa 300, alcuni lo hanno fatto partecipando ai Pas (Percorso abilitante speciale) o al primo ciclo di Tirocinio Formativo Attivo; altri, come Iuliano, hanno atteso il secondo. A settembre, però, Renzi ha lanciato il piano di riforma della scuola, che prevede l’immissione in ruolo dei docenti in GaE. Anche i congelati Ssis sarebbero compresi, a patto di sciogliere la riserva. E qui nasce il problema.
Il termine scadeva il 30 giugno. Peccato che molti Tfa, a cui gli insegnanti in questa condizione si sono iscritti apposta pagando anche circa 2.500 euro, non siano ancora conclusi. Fabio Iuliano frequenta il Tirocinio a Chieti e lo scorso 10 giugno ha ricevuto notizia della “assoluta impraticabilità di anticipare i tempi delle prove”, previste per la fine di luglio. Ma tanti atenei non hanno ancora finito: Urbino, Padova, Palermo, Bari, Pisa, L’Aquila, Cosenza, per citarne alcuni. E la colpa, in fondo, non è neanche loro: il Ministero aveva dato indicazione di chiudere entro il 31 luglio, perché il primo agosto scade un’altra finestra, quella dell’aggiornamento delle graduatorie di istituto. L’interesse della quasi totalità dei “tieffini”, infatti, è abilitarsi per passare dalla terza alla seconda fascia nelle liste che attribuiscono le supplenze. Ma il Miur, fissando il termine a fine luglio, si è dimenticato dei congelati Ssis ancora con la riserva non sciolta. Un caso di nicchia, che però esiste.
Difficile dire con precisione quanti siano. Qualche decina in tutta Italia, probabilmente, perché la maggior parte di loro aveva già sciolto in passato la riserva. Mentre altri, circa 500, sono proprio rimasti fuori dalle GaE per non aver presentato domanda di iscrizione o aggiornamento (la loro condizione è ancora più grave: in questo caso le porte delle assunzioni sono sbarrate). Adesso si cerca di correre ai ripari: l’Università di Chieti, ad esempio, ha chiesto ufficialmente un rinvio al Ministero, senza però ricevere ancora risposta. Nell’ultima settimana a viale Trastevere si sarebbe della possibile concessione di una proroga fino al 15-20 luglio (comunque per alcuni potrebbe non essere sufficiente). Non oltre, perché poi gli uffici regionali dovranno mettersi in moto per portare a termine le assunzioni. Già, il treno della riforma sta partendo. Fabio e gli altri rischiano di perderlo pur avendo il biglietto.