Nuovo stop ai lavori per la costruzione del gasdotto South Stream. Saipem, la controllata di Eni che aveva una commessa da 2,4 miliardi per la posa della condotta, ha ricevuto nella notte da Gazprom la notifica della rescissione del contratto. Che era stato già disdettato lo scorso anno, dopo che il presidente russo Vladimir Putin ha annunciato la sospensione del progetto. Salvo poi riaffidare a Saipem i lavori lo scorso maggio quando il gruppo russo dell’oil&gas ha deciso di che al posto dell’opera destinata a portare gas dalla Russia all’Europa senza passare da Kiev ne avrebbe costruita un’altra, il Turkish Stream. Con un percorso diverso (passerà dalla Turchia e non dalla Bulgaria) e un costo inferiore, dopo che quello del South Stream era lievitato a oltre 50 miliardi. Ma per Saipem poco sarebbe cambiato.
Invece, a sorpresa, il gruppo pubblico russo ha attivato la clausola della termination for convenience, quella che permette di recedere dall’accordo anche in assenza di violazioni dei termini contrattuali. Questo proprio mentre la piattaforma Castoro 6, che Saipem utilizza per la posa delle condotte sottomarine, si stava ormeggiando nelle acque territoriali russe per cominciare i lavori. Dopo la notizia, la società ha aperto la seduta a Piazza Affari in calo di oltre il 6% per poi limare la perdita e chiudere nel pomeriggio a -2,33%.
South Stream Transport, controllata al 100% da Gazprom, spiega la decisione con ”l’impossibilità di raggiungere un accordo su molti lavori e questioni commerciali per l’attuazione del progetto”. Nei giorni scorsi i media locali avevano riferito che il gruppo aveva deciso di congelare gli investimenti nella costruzione – in fase iniziale – di una delle due diramazioni del corridoio Sud verso il Mar Nero (quella più lunga, di 1.626 km) per le difficoltà di trovare con Ankara un accordo definitivo. Negli ultimi sette mesi il colosso russo del gas ha ottenuto solo il permesso di svolgere i lavori di ricerca e progettazione nel settore turco del Mar Nero e solo per una delle quattro linee previste. La strategia russa per bypassare l’Ucraina nelle forniture di metano all’Europa entro il 2019, secondo i media russi, è cambiata e punterà sul potenziamento del già esistente Nord Stream: nelle scorse settimane Gazprom ha infatti firmato un memorandum con Shell, Omv e E.On per la costruzione di una seconda linea del gasdotto che passa sotto il Baltico e arriva in Germania.
I contratti rescissi sono due: il primo per la costruzione della prima linea del gasdotto sottomarino di attraversamento del Mar Nero dalla Russia alla Bulgaria, per un valore di circa 2 miliardi di euro. Le attività di posa avrebbero dovuto, secondo i piani iniziali, partire alla fine dello scorso anno. Un altro contratto da 400 milioni di euro, annunciato nell’aprile 2014, era relativo ai lavori di supporti per la costruzione della seconda linea del gasdotto e si prevedeva che i lavori venissero completati alla fine del 2016.