Mancano pochi giorni al primo esame del detenuto Marcello Dell’Utri. L’ex senatore, dal carcere di Parma, torna studente: si è iscritto alla facoltà di Storia a Bologna. Dopo le traduzioni dei libri dal francese, Dell’Utri – che sconta 7 anni per concorso esterno in associazione mafiosa – affronta così la seconda estate in regime di massima sicurezza. Il cofondatore di Forza Italia trascorre le giornate tra la lettura dei quotidiani (Corriere e Foglio), lo studio per il primo esame universitario (Storia medievale) e le lettere che riceve. “Ne arrivano moltissime”, racconta il senatore forzista Massimo Palmizio. In tanti, onorevoli e non, vanno a trovarlo. “Anche ex dirigenti Publitalia, c’è stato anche Confalonieri – dice ancora Palmizio al Fatto –. Oggi Dell’Utri è disilluso dalla politica. Piuttosto gli interessa la sentenza di Strasburgo su Contrada”. È il caso di Bruno Contrada, numero 3 del Sisde fino al 1992: anche lui 7 anni. La Corte europea ha condannato l’Italia perché, all’epoca dei fatti (1979-1988), il concorso esterno in associazione mafiosa “non era sufficentemente chiaro e prevedibile”. Tanti, come l’ex pm Antonio Ingroia, vedono un “fraintendimento” alla base di quella sentenza, ma all’ex parlamentare può sembrare una via d’uscita. Il Fatto ha contattato Alberto Dell’Utri, il fratello dell’ex senatore che va a trovarlo spesso e conosce bene la situazione.
Come sta suo fratello?
Non sta troppo bene. Lui è cardiopatico. E poi perde chili. Lì li perde chiunque, anche senza far niente.
Pensate agli arresti domiciliari per motivi di salute?
Gli avvocati stanno studiando la situazione per capire se ci sono margini per poterli ottenere. Ma è complicato.
La legge ex-Cirielli li esclude per i reati di mafia. Lei quando lo ha visto l’ultima volta?
Quindici giorni fa e andrò di nuovo venerdì prossimo. Psicologicamente non è felice e non lo sono neanche io perché vedere una persona come mio fratello in cella fa star male.
Sta ancora traducendo libri dal francese?
Credo di sì, anche se più che altro sta studiando. Si è iscritto all’Università di Bologna, facoltà di Storia. A giorni affronterà il primo esame: Storia medievale. Sarà l’intera commissione ad andare in carcere da lui. Così almeno non spreca il suo tempo. Lì non c’è alcuna possibilità, non solo per mio fratello, ma per ogni detenuto, di migliorarsi. Il carcere in Italia è punitivo, non educativo. Pensi che all’inizio gli impedivano pure di avere più di due libri.
Parlate di politica?
Mai.
Non si sentirà solo, però. In tanti vanno a trovarlo.
Assolutamente, Daniela Santanchè credo, Iva Zanicchi, Stefania Prestigiacomo… poi non so. Lui riceve anche molte lettere soprattutto da parte di persone che non lo conoscono. Risponde a tutti. Insomma è l’attività intellettuale che lo mantiene vivo e vivace.
Da Il Fatto Quotidiano del 9 luglio 2015