È partita a Bologna l’udienza preliminare per la tranche principale della maxi inchiesta sulle spese e i rimborsi dei gruppi in consiglio regionale: davanti al giudice per le udienze preliminari Letizio Magliaro si è discussa infatti la posizione dei 16 ex consiglieri regionali del Partito democratico. L’accusa per tutti è quella di peculato: la stessa che la Procura contesta anche agli esponenti degli altri partiti, finiti tutti senza esclusione nell’inchiesta. In totale furono infatti 41 i consiglieri regionali raggiunti a novembre 2014 dagli avvisi di fine indagine e solo per due di loro (Antonio Mumolo e Paola Marani, entrambi del Pd) la Procura ha chiesto la archiviazione mentre per tutti gli altri è arrivata la richiesta di rinvio a giudizio. A settembre, prima della fine delle indagini, fu scagionato anche l’attuale governatore Pd Stefano Bonaccini.
L’udienza preliminare per i consiglieri Pd si è aperta con la notizia che un faldone di indagine si sarebbe smarrito. Il fascicolo, circa mille pagine, riguarda tre posizioni, tra cui quella del parlamentare Matteo Richetti, anche se magistrati e avvocati contano che si potrà recuperarlo presto. Richetti intanto, attraverso il suo avvocato Gino Bottiglioni, ha anticipato che chiederà il rito abbreviato. Sei imputati per ora hanno chiesto invece di essere interrogati nel corso dell’udienza preliminare. Di questi uno è stato già sentito: Luciano Vecchi, che per un breve periodo fu anche assessore dell’ultima giunta di Vasco Errani. A lui l’accusa contesta circa 12 mila euro di rimborsi irregolari tra marzo 2010 e il 2011 (questo il periodo preso in esame dalle indagini). Il controesame dell’imputato è stato svolto dal procuratore aggiunto Valter Giovannini, che fin dal 2012 ha coordinato le indagini condotte dalle pm Morena Plazzi e Antonella Scandellari. Vecchi, a quanto si apprende, avrebbe sostenuto l’inerenza dei rimborsi chiesti con la propria attività. Il pm gli ha anche chiesto se qualcuno gli avesse detto, all’inizio del mandato, come spendere i fondi ed entro quali limiti restare: Vecchi avrebbe risposto in maniera affermativa. Poi, quando gli è stato chiesto di fare il nome della persona in questione, Vecchi avrebbe spiegato di non ricordare la persona.
Secondo l’accusa i politici avrebbero utilizzato i fondi destinati ai gruppi in Assemblea legislativa per spese non attinenti al mandato: tra gli scontrini depositati da alcuni consiglieri la Guardia di finanza ritrovò quelli per un wc pubblico, per pranzi e cene di lusso, pernottamenti in hotel e perfino per un acquisto in un sexy shop. Tra gli imputati del Pd ci sono l’ex capogruppo in Regione Marco Monari a cui è contestata una cifra di 940mila euro. Poi Marco Barbieri (9mila euro); Marco Carini (9mila euro); Thomas Casadei (4mila euro); Gabriele Ferrari (11mila euro); Valdimiro Fiammenghi (15mila euro); Roberto Garbi (6mila euro); Mario Mazzotti (13mila euro); Roberto Montanari (24mila euro); Rita Moriconi (17mila euro); Giuseppe Pagani (5mila euro); Anna Pariani (7mila euro); Roberto Piva (15mila euro); Luciano Vecchi (12mila euro); l’atturale eurodeputato Damiano Zoffoli (8mila euro); l’attuale deputato e renziano della prima ora Matteo Richetti (5mila euro).
L’udienza preliminare per il Pd riprenderà il prossimo 13 luglio. Nei prossimi mesi si decideranno poi anche le udienze degli altri gruppi politici. Intanto la Regione Emilia Romagna, parte offesa nel procedimento, ha scelto, come nel caso degli altri gruppi, di non costituirsi parte civile.