Quasi un miliardo di euro e l’80,2% delle scelte dei contribuenti: la Chiesa cattolica rimane la prima beneficiaria dell’8 per mille 2015, ma soffre comunque la “crisi”. Lo scorso anno infatti l’8 per mille entrato nelle casse vaticane aveva sfondato il muro del miliardo di euro: questa volta invece arriva solo a sfiorare quella cifra.  L’8 per mille 2015 ha generato un importo totale (1.245.253.247 euro) inferiore del 2,62% rispetto al 2014 (1.278.668.007 euro) e del 2,36% rispetto al 2013 (1.275.366.145 euro). I dati sono stati diffusi dal portale web del  ministero dell’Economia e delle finanze .

Al secondo posto, ma staccatissimo in termini percentuali, ecco lo Stato italiano  con il 15,7% delle scelte, per un importo di 195,6 milioni di euro. Tra gli altri beneficiari, troviamo la Chiesa evangelica valdese (Unione delle chiese metodiste e valdesi) scelta dal 3,19% dei contribuenti, per un totale di 40,3 milioni di euro, seguita dall’Unione comunità ebraiche italiane con lo 0,46% di scelte e un importo di 5,8 milioni di euro. Infine troviamo la Chiesa evangelica luterana in Italia (0,33% delle scelte e 4,2 milioni di euro), Assemblee di dio in Italia (0,26% delle scelte e 1,5 milioni di euro) e Unione chiese cristiane avventiste del 7° giorno (0,19% delle scelte e 2,4 milioni di euro).

A novembre 2014, la Corte dei conti aveva ipotizzato di “rinegoziare” il sostegno finanziario dell’8 per mille. Secondo i magistrati contabili, l’imposta sui redditi non rispetta “i principi di proporzionalità, volontarietà e uguaglianza”. Infatti i beneficiari “ricevono più dalla quota non espressa che da quella optata” e su questo nodo “non vi è un’adeguata informazione, benché coloro che non scelgono siano la maggioranza e si possa ragionevolmente essere indotti a ritenere che solo con un’opzione esplicita i fondi vengano assegnati”.

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