Il “question time” (8 luglio 2015) del ministro Galletti sullo smaltimento delle ecoballe in Campania merita alcune considerazioni ed ulteriori riflessioni e proposte.

La prima cosa da dire è che i preziosi e ben pagati consulenti tecnici del Ministero si sono di fatto (e finalmente!) allineati ai consulenti tecnici gratuiti del popolo campano come il sottoscritto. Le tre proposte scaturite dall’analisi tecnico/scientifica e normativa sulla situazione dello smaltimento delle ecoballe campane al fine di evitare le pensanti sanzioni europee, sono infatti sostanzialmente in linea con quanto, anche su questo blog, da anni gratuitamente consigliamo a soluzione del problema ecoballe.

Potesta al termovalorizzatore di Acerra

La posizione ufficiale del ministro Galletti comprende e non esclude lo smaltimento all’estero in quanto economicamente conveniente e normativamente legittimo. Una precisa assunzione di responsabilità per una soluzione rapida e concreta del problema da parte del ministro che ci fa piacere.

Come scriviamo da anni, non è assolutamente ipotesi da scartare né antieconomica quella di considerare le ecoballe campane alla stregua di “rifiuti speciali assimilabili agli urbani” così come oggi certificato successivamente alla caratterizzazione ed alla messa in sicurezza del loro contenuto, e quindi esse possono essere smaltite secondo le leggi del libero mercato ed in libera circolazione “come merci” come accade purtroppo da troppi anni per i circa 140 milioni di tonnellate di rifiuti speciali italiani (soprattutto del nord!) che liberamente circolano in Italia e nel mondo alla ricerca dello smaltimento “più economico”, secondo legge e libero mercato, ma senza alcuna tracciabilità.

I dodici milioni di tonnellate di rifiuti tossici certificati smaltiti illegalmente ad avvelenare la Campania sono molti di più dei “soli” sei milioni di ecoballe di tal quale, usati a copertura di questo disastro ambientale ormai acclarato.

Come le ecoballe, essi sono una conseguenza del combinato disposto di questa libera circolazione (legale) dei rifiuti speciali ma senza tracciabilità alcuna, al contrario di quanto oggi facciamo per i rifiuti urbani ma anche per le pummarole e per le bufale, garantendo a tutto il mondo la qualità dei nostri prodotti da sempre i migliori del mondo.

Questa “libera circolazione legale” nel mondo dei rifiuti speciali può assicurare anche smaltimento delle ecoballe, senza aggiungere danno sanitario diretto e indiretto alla popolazione locale già martirizzata da non meno di 12 milioni di tonnellate di rifiuti tossici non campani, e priva pure dei costi dello smaltimento ceneri: per smaltire tutto all’estero o fuori regione oggi viene certificato dal ministro che ci verrebbe a costare al massimo quanto la sola costruzione degli impianti di incenerimento che erano stati proposti a soluzione, ma senza perdere tre-cinque anni solo per la costruzione di tali maxi impianti insalubri di classe I, dal momento che la Campania già dispone, ma in solo punto del suo territorio, di un maxi inceneritore che vale 7,5 inceneritori emiliani, veneti o toscani e supera da tempo la media nazionale ed europea di incenerimento con il 26% di rsu incenerito.

E non vogliamo considerare nel conto il risparmio netto di decine milioni di euro di sanzioni europee evitate e di altre decine di milioni di euro di solo smaltimento ceneri per le quali la Campania (come anche l’Italia oggi) non dispone di capacità sufficienti di corretto trattamento.

Da anni ritengo questa soluzione legale ed economica in base alle leggi del libero mercato ed alle vigenti abominevoli leggi sulla “libera circolazione” dei rifiuti speciali (140 milioni di tonnellate solo in Italia) che non sono obbligati allo smaltimento di prossimità come i rifiuti urbani (rsu oggi solo il 24 % del totale del problema rifiuti cioè soltanto 29 milioni di tonnellate/anno).

Ma la relazione del ministro Galletti dice anche un’altra cosa, che va bene approfondita. La tragedia delle ecoballe campane di cosiddetto rifiuto “tal quale”, di fatto a composizione sostanzialmente sconosciuta e quindi potenzialmente pericolosa, ci obbliga a considerare percorribili tutte le soluzioni impiantistiche anche innovative che le leggi e la tecnica oggi ci mettono a disposizione, partendo da un “distretto del recupero e riciclo” in loco, contro il quale non esiste alcuna opposizione da parte della popolazione residente e di tutti i comitati locali che la rappresentano.

Una tale concreta e rapida sinergia di intenti, di impianti innovativi piccoli e dimensionati alle esigenze urgenti del territorio per il corretto smaltimento ad esempio dell’amianto, di recupero di materia spinta e infine, soltanto infine, di eventuale smaltimento per incenerimento (che a quel punto potrebbe essere anche intraregionale, utilizzando una linea del maxiinceneritore di Acerra “liberata” allo scopo e da sola pari a circa 2.5 inceneritori emiliani, mai di certo in non idonei cementifici!), consentirebbe di abbassare ulteriormente i costi complessivi, con un costo sanitario diretto ed indiretto (mai calcolato!) di gran lunga più sostenibile per i cittadini campani, sempre ultimi nel parametro “aspettativa di vita alla nascita” pur essendo la popolazione più giovane di Italia!

Grazie al nostro studio incessante ed impegno gratuito, grazie ai comitati dei cittadini ed al loro patriottico impegno civile, grazie alla Chiesa ed a profeti come Padre Maurizio Patriciello, non è lo Stato italiano ed i suoi Ministeri ad indirizzare la Campania, ma siamo noi consulenti tecnici gratuiti ed i cittadini campani ad indirizzare oggi correttamente lo Stato italiano.

Il report di Legambiente 2015 appena pubblicato attesta che, grazie al nostro impegno, noi campani non siamo più “ultimi” (cioè primi!)  in termini di ecoreati.

Non siamo contenti di tale comunque eccezionale risultato perché non essere noi campani più “ultimi” non significa avere risolto il problema delle ecomafie.

La lotta alla evasione fiscale dei prodotti manifatturieri e l’efficace tracciabilità dei rifiuti speciali e tossici non è mai stato oggetto di concreto interesse di governo, né europeo, né nazionale, nonostante la convenzione di Basilea sottoscritta da tutte le nazioni sin dal 1989 e riportata nella Enciclica “Laudato si’” di Papa Francesco.

Siamo consapevoli che il nostro impegno a strenua difesa della nostra terra significa solo avere spostato ad altri (Puglia, Basilicata, Calabria) l’avvelenamento ed il danno sanitario che sino a ieri erano riservati solo alla Campania.

Noi non vogliamo non essere più ultimi ma a danno degli altri. Noi vogliamo essere i primi a risvegliare impegno civile consapevole a tutela della Terra e della Salute dell’Italia e dell’Europa intera. Con uno sforzo civile immenso, con uno studio immenso, con un amore immenso per la nostra Patria, noi Campani ci stiamo riuscendo.

Community - Condividi gli articoli ed ottieni crediti
Articolo Precedente

Pellicce: è estate, tempo di parlarne!

next
Articolo Successivo

Hugo Boss rinuncia alle pellicce. E alla pelle degli altri animali umani e non?

next