TERMINATOR GENISYS di Alan Taylor – Usa 2015, dur. 119 – Con Arnold Schwarzenegger, Emilia Clarke
Suonala ancora Terminator. A forza di rimaneggiare e rigirare le sequenze cult del primo, originale, film della serie firmato James Cameron (qui il corpicione nudo come il discobolo greco), si rischia di finire dentro un frullatore temporale e narrativo in cui si fatica a decifrare senso e spessore creativo dell’oggi. Capita al reboot di Alan Taylor dove nell’immaginifico 2029 John Connor invia nel 1984 il fido Kyle per proteggere sua madre Sarah da un ulteriore spedizione nel passato per ucciderla da parte di un robot killer targato Skynet. E come nella migliore tradizione matrixiana niente è mai come sembra per almeno venti minuti di film. Taccuini alla mano, e sacrosanta pazienza, Terminator Genisys si fa garbuglio di ruoli e macchine, battute ironiche per alleggerire l’inconsistenza della trama, e il solito caravanserraglio di trasformazioni uomo-macchina-uomo tutto clangore di ferraglia. Terminator Genisys sembra un’automobile impazzita sul solco avanti-indietro dell’insuperabile originale in cui l’unico davvero in forma risulta Schwarzenegger. Quando le idee latitano a Hollywood dovrebbero lasciare in pace gli storici “franchise”. 2/5