Il tema del 2015 è l’Europa centrale ed orientale, il paese ospitante la Repubblica Ceca, nella bella cittadina di Litomerice. L’Università è impreziosita dalla presenza straordinaria di due alte dirigenti del governo venezuelano. Per lavorare ad un’Europa di pace e prosperità, che si fondi sul lavoro, discutere del presente e del futuro dell’Europa centrale ed orientale è fondamentale. Due grandi fenomeni storico-politici hanno segnato questa area: la disintegrazione del blocco orientale, dalla caduta del muro di Berlino in poi, e l’allargamento dell’Unione Europea ad est.
A fronte di un futuro, promesso, di benessere e libertà, si è affermato il Washington Consensus (1). Strano vero? Non molto, se si ragiona anche sul progressivo allargamento della Nato ad est dopo il 1989, che oggi cinge di armamenti migliaia di chilometri al confine con la Russia.
La caduta del muro di Berlino, quindi, ha portato ad un neoliberismo spinto in Europa centrale ed orientale, e ad un militarismo filo-statunitense. L’allargamento dell’Unione Europea, ora arrestatosi, non ha fermato questi processi. Anzi. Proprio grazie a Bruxelles si affermano le unpolitical politics, cioè quelle politiche che vengono dipinte come costrizioni necessarie, e non come scelte precise. La Grecia, ed anche l’Italia, ne dovrebbero sapere qualcosa. La “politica non politica” è quella stessa differenza che c’è tra amministrare e governare, a livello locale come a qualunque livello. È il “vorrei ma non posso”.
La prima giornata dell’Università Estiva ha discusso di tutto questo, senza dimenticare gli esempi concreti. In Polonia chi difende la pace ed il lavoro è politicamente scomparso. Nella repubblica Ceca continua a resistere un partito, erede di vecchie tradizioni e strutture, che oscilla tra il 10% ed il 15 alle elezioni. In Slovacchia non esiste più nulla. Dal dibattito sono emerse le novità di questi mesi, la Grecia di Tsipras e la Spagna di Podemos, e la necessità, quindi, di cambiare linguaggi e spettro d’azione.
Si sono registrati passi in avanti in campagne internazionali, come quella contro il TTIP e quella di sostegno alla Grecia. La domanda che tanti europei dell’est si pongono: “perché sostenere la Grecia se noi siamo più poveri?”
I temi si accavallano, perché l’Europa non è né l’euro né l’Unione Europea, ma una convinzione rimane: una fase storica si è chiusa, ed una nuova si apre. Si tratta di capire se prevarranno le politiche liberiste, ammantate di razzismo, o se l’eco della Grecia arriverà sino a qua.
1) Nel 1989 il Peterson Institute of Internation Economics di Washington ospitò una conferenza sull’America Latina, durante la quale l’economista John Williamson presentò una lista di 10 politiche economiche da seguire in America Latina. Quella lista divenne il Consenso di Washington. Venne adottato dalle istituzioni finanziarie internazionali negli anni novanta. Divenne la ricetta buona per tutti, che doveva essere accettata pena la riduzione dei doni e dei crediti a tassi agevolati. Consenso di Washington:1. Disciplina fiscale; 2. Riordino della spesa pubblica, che deve abbandonare i sussidi non meritocratici e finanziare i beni pubblici (sanità ed educazione); 3. Riforma fiscale; 4. Liberalizzazione del tasso d’interesse; 5. Un tasso di cambio competitivo; 6. Liberalizzazione del commercio; 7. Liberalizzazione degli IDE (Investimenti Diretti Esteri); 8. Privatizzazione; 9. Deregolamentazione, al fine di facilitare l’entrata e l’uscita dai vari settori economici; 10. Una forte protezione dei diritti di proprietà.