Nel 2010 la Bcc di Alberobello e Sammichele di Bari conferisce a Paolo De Carlo, florovivaista, un conto corrente da 200mila euro per esigenze di cassa. Quando la crisi inizia a mordere le condizioni del credito peggiorano e il tasso d’interesse passivo sale al 15% a fronte di una soglia d’usura del momento fissata al 13,635%. Alle proteste dell'imprenditore, l'istituto oppone le circolari di Bankitalia che avallano l'operato dell'istituto nonostante le sentenze della Cassazione
Questa volta il grido di dolore e di rabbia arriva da Alberobello, Puglia. E’ la voce di un piccolo imprenditore disperato per le soperchierie di questi anni ma determinato a resistere e a ottenere giustizia, perché “denunciare è un dovere – dice – mentre l’omertà favorisce l’impunità di chi commette questi reati”. La sua è una vicenda simile a centinaia, migliaia di altre che in questi anni di crisi emergono in tutta Italia e che, soprattutto a Nordest, hanno spinto tanti a compiere gesti estremi. E’ l’effetto combinato dell’usura praticata dalle banche, dell’anatocismo (cioè degli interessi sugli interessi) e della stretta creditizia che si traduce in una vera e propria condanna a morte per tanti imprenditori, commercianti, artigiani (per non parlare delle famiglie). Usura bancaria vietata da una legge che purtroppo molti tribunali non fanno rispettare e che la Banca d’Italia in questi anni ha sostanzialmente fatto aggirare alle banche attraverso l’emanazione di circolari ad hoc, che non hanno però valore di legge e sono state sconfessate da sentenze della Corte di Cassazione. Legge che è stata peggiorata a danno dei consumatori dal governo Berlusconi nel 2011, con una modifica al meccanismo di calcolo che ha innalzato le soglie d’usura e alla quale ora il governo Renzi si appresterebbe a mettere nuovamente mano.
Il caso di Alberobello illumina una volta in più questa realtà tutta italiana dove chi dovrebbe proteggere i deboli fa in realtà gli interessi dei forti e dove la giustizia viene amministrata in un modo piuttosto che in un altro a seconda del tribunale di competenza. La banca in questione è la Banca di credito cooperativo di Alberobello e Sammichele di Bari, balzata agli onori delle cronache per sospette infiltrazioni mafiose e commissariata dalla Banca d’Italia. L’imprenditore Paolo De Carlo è un florivivaista socio della banca che a causa di continue ed erronee segnalazioni alla centrale rischi di Bankitalia si era visto precludere l’accesso al credito con grave danno per la sua attività. Le cose sembrano sistemarsi nel 2010 quando la banca, per effetto di una transazione per i danni causati, conferisce a De Carlo un affidamento di conto corrente da 200mila euro per le normali esigenze di cassa.
L’attività si espande, De Carlo investe e in un primo momento la banca addirittura gli pratica uno sconto sulle condizioni pattuite. Ma la crisi inizia a mordere e le condizioni del credito e del conto corrente improvvisamente peggiorano. Mentre il costo del denaro scende ai minimi storici, competenze e spese salgono vorticosamente fino a triplicare, passando dal 6 al 18% in un anno e compare anche una commissione di massimo scoperto mai pattuita e illegale (queste commissioni sono state abolite nel 2009). Su un conto corrente viene applicato direttamente un tasso d’interesse passivo del 15% a fronte di una soglia d’usura del momento fissata al 13,635% e la banca arriva poi a chiedere l’immediato rientro nonostante le garanzie, le fidejussioni e la proroga delle scadenze di 270 giorni concessa dal governo per tutte le esposizioni garantite da un Cofidi (Consorzio Intefidi).
Sui mutui erogati dalla Bcc di Alberobello e Sammichele di Bari e dalla Banca Nuova Terra vengono praticati tassi notevolmente superiori alla soglia d’usura. De Carlo si affida all’avvocato Giuseppe Baldassarre della Confedercontribuenti di Bari e denuncia i soprusi, dopo aver scritto mille e mille volte alla banca, ai commissari e alla stessa Banca d’Italia. Il fatto grave è che anche durante tutta la gestione commissariale della Bcc di Alberobello la pratica dell’usura è continuata come nulla fosse e i commissari – chiamati a rispondere del loro operato contra legem – hanno opposto le circolari di Bankitalia con la formula matematica da utilizzare per il calcolo del tasso effettivo globale (Teg) dei finanziamenti, una formula così favorevole alle banche da determinare addirittura che “la commissione di massimo scoperto non entra nel calcolo del Teg”. Ma appunto, quella circolare non è legge e la legge parla invece chiaro, come ha sentenziato appunto la Corte di Cassazione. Quanto ai commissari della Bcc di Alberobello, vale giusto la pena osservare che come da miglior tradizione uno di loro, Giuseppe Tammaccaro, è ora indagato nell’ambito dell’inchiesta sul crac della casa di cura Divina Provvidenza.
Tornando all’usura, perizie tecniche hanno accertato come, tra tasso di mora e spese, le rate del mutuo siano gravate da tassi che arrivano all’84,9% in un caso e addirittura al 205,1% nell’altro. Se si considera anche l’effetto dell’anatocismo, ossia del pagamento di interessi sugli interessi, i due tassi salgono al 100% e al 244,9% a fronte di un “tasso soglia” di usura di poco superiore al 17%. Possibile che denunce circostanziate cadano sostanzialmente nel vuoto se presentate alla procura di Bari, competente per territorio, mentre solo 30 chilometri più in là, a Trani, reati come l’usura vengono perseguiti con competenza e inflessibilità, al punto da istruire processi che coinvolgono una nutrita schiera di banchieri di livello nazionale, dirigenti ed ex dirigenti della Banca d’Italia e del Ministero del Tesoro?
Se lo chiedono in molti, primi fra tutti l’avvocato Baldassarre e De Carlo che quelle denunce hanno presentato. Ma a colpire è soprattutto il comportamento della Banca d’Italia che per anni ha osteggiato la legge contro l’usura e che in seguito si è adoperata per sterilizzarla a danno di imprenditori e famiglie. Lo spiega molto bene nel suo ultimo libro Elio Lannutti, fondatore dell’Adusbef, da sempre in prima linea nelle battaglie contro l’usura e l’anatocismo bancario. Lannutti conferma anche che è in corso un nuovo tentativo di modifica della legge del 1996: “Una prima modifica peggiorativa la fece Berlusconi nel 2011, poco prima della sua caduta, cambiando il metodo di calcolo della soglia d’usura, innalzandola – ricorda – ora gli uffici del ministro dell’Economia hanno allo studio un’ulteriore modifica, perché con tassi d’interesse così bassi le banche non riescono a starci dentro. Siamo ancora al livello di ipotesi, ma non mi stupirei se nelle prossime settimane si arrivasse a un’accelerazione”.