La Fondazione Taras ha rilevato il 97 per cento della società per provare a cogliere l’occasione del ripescaggio in Lega Pro. "Potremmo cedere gratis le quote se qualcuno si farà avanti. Non abbiamo alcuna pretesa", spiega a ilfattoquotidiano.it Gianluca Greco. Ma quello della squadra pugliese non è il primo caso in Italia: due settimane fa l’Ancona è diventato completamente di proprietà dei suoi supporter
Lo hanno riportato alla città con un euro per provare a cogliere l’occasione del ripescaggio in Lega Pro. Un “sì” convinto e un lungo applauso hanno accompagnato – la sera dell’8 luglio – una svolta epocale nella storia del Taranto Calcio. Il 97 per cento delle quote della società, attualmente in Serie D ma con un passato importante anche in B, è diventato dei tifosi. Loro la chiamano “assunzione di responsabilità”, che potrebbe essere temporanea o davvero duratura nel tempo.
Quella tra il Taranto e i suoi tifosi, del resto, è una storia d’amore che prosegue da tempo. Già nel 2012 il supporters’ trust Fondazione Taras fece rinascere il calcio a Taranto fondando l’attuale Taranto FC 1927 e iscrivendolo in serie D dopo il fallimento dell’AS Taranto di D’Addario. Da allora è sempre rimasto nell’azionariato del club con quote oscillanti tra il 20% e il 5%, curando la gestione del settore giovanile e tenendo d’occhio i bilanci. Adesso il rilancio, dopo il disimpegno dell’imprenditore Domenico Campitiello che un anno fa aveva acquistato il 92 per cento dei rossoblù, sanando una situazione difficile dei conti e sfiorando la promozione in Lega Pro. “Chiedeva 200mila per le sue quote, con la nostra operazione abbiamo abbattuto i costi per eventuali nuovi acquirenti. Potremmo cedere la maggioranza gratis se qualcuno si farà avanti. Non abbiamo alcuna pretesa. Anzi, sono due e sono capitali: che il progetto garantisca la domanda di ripescaggio e poggi su solide basi economiche”, spiega a ilfattoquotidiano.it Gianluca Greco, tra i responsabili della Fondazione Taras, 2500 associati e una delle realtà più vive nel panorama dell’azionariato popolare italiano.
Se qualcuno dovesse farsi avanti, insomma, i tifosi sarebbero pronti a tornare soci di minoranza senza rinunciare al proprio ruolo di valore aggiunto. I tempi sono stretti, nel giro di due settimane – salvo proroghe – scadranno i termini per la domanda di ripescaggio. Per Taranto si tratta di un’occasione ghiotta: la squadra è arrivata fino alle semifinali playoff di serie D e, con due rinunce già pervenute da parte di club che la precedono in graduatoria, il ripescaggio è molto probabile viste le undici iscrizioni incomplete in Lega Pro. “Ma se questa opportunità dovesse sfumare, reagiremo proponendo un’idea diversa di calcio perché la piazza ha manifestato in varie forme, anche durante le nostre assemblee, tutta la stanchezza di avere proprietà che passeggiano con la nostra squadra e non hanno intenzione di portarci in altre categorie”. Fallimenti, illusioni e proclami non fanno più presa sui tarantini: “Piuttosto la società rimane nelle nostre mani. Lanciamo la sfida per un calcio alternativo e partecipato”, annuncia Greco.
In una città che vive da ormai un lustro un momento drammatico anche sotto il profilo economico, quella dei tifosi jonici potrebbe apparire come una sfida impossibile se non avesse alle spalle un’altra vittoria che appariva altrettanto irraggiungibile, quella della rinascita nel 2012. “La nostra è un’associazione democratica, con un continuo ricambio ai vertici, e se nessuno dovesse farsi avanti ci proporremmo come il contenitore organizzativo per permettere alla città di gestire la propria squadra, evitando cordate litigiose o uomini soli al comando, che legittimamente potrebbero decidere di disimpegnarsi dalla sera alla mattina. Noi ci proponiamo di assicurare una gestione sostenibile e trasparente e siamo garanzia per la continuità, una parola sconosciuta nel calcio italiano”.
E come si finanzia tutto questo? “Soci finanziatori e sponsorizzazioni con la garanzia di poter verificare come vengono spesi i soldi. Sarebbe un ribaltamento dei ruoli: finora noi siamo stati la minoranza che controllava, ora se nessuno si farà avanti diventeremmo la maggioranza che viene controllata. Sarebbe una sfida per la città: Taranto è capace di sostituire il contributo del singolo con tante, piccole forze imprenditoriali e sociali?”. In questo momento gli sforzi dei tifosi-proprietari e quelli del Comune sono tutti concentrati verso il tentativo di ripescaggio, ma il “piano b” è comunque in fase di studio e la Fondazione Taras promette che non si farà trovare impreparata: “Veniamo da tre anni di esperienza sul campo. Abbiamo gestito il settore giovanile nelle ultime due stagioni e nel Taranto di domani, se resterà della città, il discorso ragazzi sarà ovviamente un elemento caratterizzante”.
Così il calcio italiano, in questo momento, si ritrova con il futuro di due piazze importanti nelle mani dei propri supporter. Due settimane fa, l’Ancona è diventato completamente di proprietà dei suoi tifosi tramite l’associazione Sosteniamolancona. Ora tocca alla città pugliese tracciare un altro segno indelebile di un fenomeno, quello dei tifosi-proprietari, che in Italia sta accelerando dopo lunghi anni di incubazione: “A giugno abbiamo registrato tante nascite di nuovi gruppi che si aggiungono ai venti trust già esistenti. Penso a Brindisi, dove i tifosi sono intervenuti in prima persona per salvare la squadra coinvolta nel calcioscommesse a causa dell’ex proprietario, o alle possibili svolte di San Benedetto e Venezia. Ancona e Taranto non sono casi isolati ma la punta di un iceberg che sta crescendo. Siamo convinti che, anche se non dovesse essere questo il nostro momento, e ce lo auguriamo perché la Lega Pro è a un passo e resta obiettivo principale, prima o poi arriverà l’occasione per la sterzata definitiva”.