Dopo la società Spectrum Geo, altre sei aziende hanno ricevuto il nulla osta per progetti di prospezione per cercare idrocarburi in mare. Tra i contrari il presidente della regione Puglia Emiliano: "Dobbiamo tenere insieme tutti i popoli dell'Adriatico e dello Ionio, che rischiano di trovarsi coinvolti in questa storia senza aver deciso né voluto queste trivellazioni"
Lo “sblocca trivelle” e lo stralcio dalla legge sugli ecoreati del divieto di air-gun, la contestata tecnologia che utilizza aria compressa per cercare gas e petrolio in mare, hanno già cominciato a produrre i primi effetti. Nell’ultimo mese il ministero dell’Ambiente ha infatti emanato una raffica di decreti di compatibilità ambientale (Via) che danno il via libera ad altrettanti progetti di prospezione di idrocarburi davanti alle coste adriatiche. Ben 13 permessi dai primi di giugno, grazie ai quali verranno “bucati” oltre tre milioni di ettari di mare per cercare petrolio e gas: 1,4 milioni nel tratto tra Rimini e Termoli e 1,6 milioni tra il Gargano e il Salento, uno dei più apprezzati litorali italiani. Il tutto utilizzando liberamente la tecnica dell’air-gun, considerata dagli ambientalisti molto dannosa per l’ecosistema marino.
Ad aprire le danze è stata l’approvazione lo scorso 3 giugno della Via per le attività della società Spectrum Geo. Progetti che coinvolgono un’area molto vasta, nel Mare Adriatico centrale e Meridionale (Emilia-Romagna, Marche, Abruzzo, Molise, Puglia), con un’estensione di 14.128 Km2 e 16.169 Km2. Per questo si erano opposte nei mesi scorsi, con i loro pareri negativi, le Regioni Marche, Abruzzo e Puglia. “Guarda caso l’approvazione del decreto è avvenuta ad un mese dal diktat di Renzi che ha preteso l’esclusione dell’air-gun dal disegno di legge sugli ecoreati dopo le pressioni di Confindustria; un vero regalo per i petrolieri i cui effetti si vedono oggi”, hanno commentato il Coordinamento nazionale No triv e il Forum abruzzese dei movimenti per l’acqua. Del resto, che i risultati sarebbero stati questi, era chiaro già dalle dichiarazioni dello stesso ministro dell’Ambiente Galletti, quando chiese lo stralcio del divieto della discussa tecnica: “Se la legge ecoreati considerasse reato l’uso di air-gun, nessuna autorizzazione in merito sarebbe stata rilasciata”.
Tra le altre società che hanno ricevuto il nulla osta ci sono Petroleum Geo e Northern Petroleum (a largo delle coste pugliesi), Enel Longanesi (nel golfo di Taranto), Transunion Petroleum (nel canale di Malta), Appenine Energy (di fronte alle coste marchigiane) e Abruzzo Costiero (al largo del porto di Pescara).
Per il WWF “è incredibile che il Governo pensi di fondare la propria politica energetica ed economica sullo sfruttamento dei pozzi di petrolio nei nostri mari dall’Adriatico al canale di Sicilia o aumentando le servitù in regioni come la Basilicata”. E sull’air-gun l’associazione avverte: “Elevati sono i pericoli per i pesci, ma soprattutto per i cetacei, con danni all’apparato uditivo e conseguenze fisiche anche letali”. Infatti – spiega il WWF – “le esplosioni di onde acustiche di forte potenza obbligano le specie marine a risalite repentine con il rischio di emboli mortali, come confermato anche da ISPRA (2012), l’istituto di ricerca del ministero dell’Ambiente, dalle ricerche di Gianni Pavan, docente di bioacustica all’Università di Pavia”.
Ma ad essere sul piede di guerra non sono solo gli ambientalisti. Le Regioni non demordono e continuano a muoversi contro i progetti energetici del Governo Renzi. La Puglia ha fatto da apripista ricorrendo al Tar contro i decreti di Via, le altre intendono battere la stessa strada. “Dobbiamo tenere insieme tutti i popoli dell’Adriatico e dello Ionio, che rischiano di trovarsi coinvolti in questa storia senza aver deciso né voluto queste trivellazioni”, ha detto il governatore pugliese Michele Emiliano. Dal canto suo il presidente della Calabria, Mario Oliverio, ha fatto sapere di essere pronto ad impugnare il decreto di Via di Enel Longanesi, relativo al golfo di Taranto. “Sin da ora posso anticipare che insieme al presidente Emiliano promuoveremo, nelle prossime settimane, un’azione comune per contrastare con determinazione e forza il decreto sulla ricerca degli idrocarburi in mare”, ha detto Oliverio.
Ricorsi che si aggiungono alle impugnazioni dei mesi scorsi dinanzi alla Corte Costituzionale dell’articolo 38 del decreto legge Sblocca Italia, ribattezzato “Sbocca trivelle” perché accelera i processi autorizzativi bypassando gli enti locali, da parte di Abruzzo, Calabria, Campania, Lombardia, Marche, Puglia e Veneto.