Ogni anno, da secoli nelle Isole Far Oer, arcipelago danese nell’Oceano Atlantico, va in scena la ‘Caccia alle balene’. Il “Grindadráp“, traduzione in faroese, non è un’attività commerciale, ma una tradizione locale aperta a chiunque voglia parteciparvi. Le vittime designate sono: balene dal naso a bottiglia e delfini atlantici.
E ogni anno, riparte la polemica tra associazioni e politici animalisti e la maggior parte dei faroesi che considera questa caccia irrinunciabile. Gli abitanti pensano che vada mantenuta in quanto tradizione molto antica, secolare.
Ma anche dall’Italia ci si mobilita per fermare la mattanza. “Stop alla strage di balene nelle isole Faroe”: è questo il titolo della raccolta firme on-line lanciata su Change.org da Alfonso Pecoraro Scanio, ex ministro dell’Ambiente, storico leader dei Verdi e presidente della Fondazione UniVerde che chiede l’intervento dell’ambasciatore italiano in Danimarca, Stefano Queirolo Palmas.
Questa pesca, attacca l’ex ministro, “è chiamata ‘Grindadráp’, tradotta come ‘caccia alle balene’, ma in realtà significa proprio ‘mattanza’. Gli animali, per la precisione sono globicefali, una particolare specie di cetacei molti simili ai delfini e classificati come ‘rigorosamente protetti’ dalla Convenzione per la conservazione della natura e degli habitat naturali”.
La tattica dei faroesi ogni anno si ripete: gli animali vengono spinti dagli abitanti dell’isola nelle insenature della costa. Trovandosi incastrati, sono costretti a fermarsi. Può capitare che siano invece gli uomini a trascinarli fino alla riva servendosi di un uncino. “Qui, comunque vi arrivino – scrive Pecoraro Scanio – vengono uccisi, sotto gli occhi di tanti spettatori, bambini inclusi”.
Da qui la proposta “di dire basta a questa tradizione inutile e crudele. Le Isole Fær Øer, attraverso la Danimarca, ricevono peraltro sussidi dall’Europa e non è accettabile che nonostante le leggi e le convenzioni europee che vietano pratiche di questo tipo la ‘Grindadráp’ continui a svolgersi”.
Nell’appello si ricorda anche che l’Italia si è sempre espressa “in tutte le sede internazionali contro la caccia alle balene e per la difesa di grandi cetacei”. Come ha fatto in più occasioni – ricorda la nota – l’Ambasciatore italiano a Tokyo, Domenico Giorgi, protestando presso il governo giapponese “per la orribile mattanza dei delfini nella baia di Taiji” che avviene nel sud dell’arcipelago nipponico. Nelle prime 24 ore, come fa sapere Alfonso Pecoraro Scanio sul suo profilo Twitter, la petizione ha già raccolto oltre 20mila firme.