A due decenni dal massacro dell’11 luglio 1995, le fosse comuni continuano a essere scoperte quasi quotidianamente in tutta l’ex Jugoslavia e in particolare in Bosnia Erzegovina. E il lavoro per dare un’identità ai resti delle vittime della strage non si arresta. Al “Podrinje Identification Project” di Tuzla vengono conservate le ossa delle persone uccise. A 6.930 di queste è stato possibile dare un nome, incrociando i risultati dei test sul corredo genetico delle spoglie con i dati presenti nel database costituito dalle donazioni da parte dei sopravvissuti. Dragana Vucetic, antropologa forense del centro: “Così ridiamo dignità a quei morti” di Luigi Spera
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