Domenica sera, quando il negoziato con la Grecia sembrava avviarsi verso un nulla di fatto, la sua poltrona era in bilico. E si parlava di un testa a testa con l’omologo spagnolo Luis De Guindos. Lunedì alla stessa ora, dopo la maratona notturna sfociata in un accordo che fa molto discutere, per l’olandese Jeroen Dijsselbloem è invece arrivata la conferma: i ministri delle Finanze dell’Eurozona hanno deciso che il regista dell’intesa-ricatto con il governo di Alexis Tsipras continuerà a presiedere l’Eurogruppo per altri due anni e mezzo. E in quella veste guiderà anche il fondo salva Stati che dopo ulteriori trattative dovrà varare il terzo programma di aiuti per Atene.
Eletto nel gennaio 2013 al posto di Jean Claude Juncker, da subito Dijsselbloem si era presentato come un “falco” pro austerità, tanto che il francese Pierre Moscovici, favorevole a un approccio meno rigorista, aveva avuto da ridire. Salvo poi limitarsi ad auspicare che l’olandese fosse “all’altezza dell’eredità” del lussemburghese che oggi presiede la Commissione Ue, in grado di incarnare “un modello di presidenza equilibrata tra i Paesi del nord ed i Paesi del Sud, tra le esigenze di consolidamento e le aspirazioni di crescita, tra quella che può essere una visione tedesca ed una visione francese“.
E’ evidente quale sia stata, tra le due, la linea sposata dal 49enne olandese, pronto in più occasioni a mettere in dubbio la credibilità del governo Tsipras. Anche lunedì, al termine dell’Eurosummit decisivo, ha ribadito che per “ripristinare la fiducia il Parlamento greco dovrà legiferare”. E sempre lunedì l’ex ministro delle Finanze greco Yanis Varoufakis in un’intervista a NewStatesman, ha ricordato come l’Eurogruppo, istituzione che “determina la vita degli europei” nonostante non sia “prevista da alcun trattato”, sia “totalmente soggiogato dalla Germania”, “un’orchestra diretta dal ministro Schaeuble“. L’adesione al rigorismo dell’omologo tedesco ha indubbiamente pagato, per Dijsselbloem. Che via Twitter ha ringraziato i colleghi “per il loro sostegno e la cooperazione“, dicendosi di affrontare il secondo mandato. Poco prima di puntualizzare che “la questione del prestito ponte” di cui la Grecia ha bisogno per scavallare le scadenze di luglio “è molto complessa e ancora non abbiamo trovato la chiave”. Per poi sentenziare che “non sarà facile”.
Nulla da fare invece per De Guindos, nonostante lo spagnolo, anche lui su posizioni intransigenti nella trattativa con la Grecia, avesse il favore dei popolari e della Cancelliera Angela Merkel. Eppure la Germania aveva promesso al premier spagnolo Mariano Rajoy il suo sostegno anche come riconoscimento della ferrea applicazione delle politiche economiche di austerity. “Le uniche battaglie che non si vincono sono quelle che non si combattono”, ha commentato De Guindos dopo la sconfitta.