Eppure è quello che ha fatto (per errore, si intende) l’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, in base al famigerato Regolamento sul diritto d’autore. L’Agcom, ai primi di marzo, su richiesta della Fapav, l’Associazione antipirateria, che annovera al proprio interno, tra i soci fondatori, anche la Mpaa (ovvero l’associazione dei produttori cinematografici statunitensi), chiede all’Agcom di inibire l’accesso ad un sito Internet chiamato film-italia.net, indicando però per trenta volte, ovvero quante sarebbero le opere pirata, il sito filmitalia.net.
A chi appartiene il nome di dominio filmitalia.net?
E’ un dominio appartenente alla Società Pubblica Luce Cinecittà, ed in particolare alla società Filmitalia spa, società che, per conto del Ministero dell’Economia e del Ministero dei Beni culturali, si occupa della promozione del cinema italiano nel mondo. Non si sa se il sito venga indicato cosi dalla Fapav oppure sia la stessa Agcom che decide di indicare il nome di dominio filmitalia.net per ben due volte, a distanza di due settimane l’una dall’altra, direttamente il nome a dominio ai provider, come sito “insegna” di un sito pirata, pur accanto al sito film-italia.net. Fatto sta che una delle due sbaglia. E, sbaglia male.
Perché il nome di dominio filmitalia.net è, come si diceva, di proprietà dell’ Istituto Luce-Cinecittà, con socio unico il Ministero dell’Economia e delle Finanze i cui diritti del socio sono esercitati dal Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo.
Il fatto, come si è detto, si ripete due settimane dopo.
Non si sa, in verità se il sito fosse attivo prima degli Ordini dell’ Agcom, senz’altro un po’ di tempo fa c’era, basta andare dietro nel tempo e fare la fotografia del contenuto di filmitalia.net. Il nome di dominio filmitalia.net peraltro, appare rinnovato meno di tre mesi fa attraverso l’Istituto Luce fino al 2016, attraverso un provider italiano.
Fatto sta che il sito filmitalia.net oggi non è raggiungibile anche se, a onor del vero, va detto che l’assenza potrebbe non dipendere dall’errore dell’Agcom, ed essere invece una scelta del titolare del dominio, che ha deciso di usare altri nomi di dominio che le appartengono. Né si può sapere quanti provider siano stati indotti in errore dall’Agcom, a cui è giunto un provvedimento che aveva, accanto al nome film-italia.net, per trenta volte quello di filmitalia.net. L’Autorità infatti non vuole comunicare nemmeno i soggetti a cui manda gli ordini, opponendosi alle istanze di accesso in tal senso delle Associazioni di categoria.
La vicenda ripropone in maniera drammatica la responsabilità delle inibizioni verso soggetti che non c’entrano nulla con la “pirateria” e la tutela di soggetti del tutto incolpevoli, che si possono trovare dall’oggi al domani privati dell’accesso al proprio sito (o al proprio dominio), in base alle attività dell’Organismo che dovrebbe essere di garanzia, senza avere alcuna conoscenza di un procedimento a loro carico. La circostanza mostra anche come non ci sia alcun disincentivo alle segnalazioni errate all’Agcom (se la responsabilità è del segnalante) e che il tutto avvenga al di fuori di qualsiasi circuito giudiziale di controllo.
Un’ultima annotazione. Al fine di trovare una qualche forma di efficacia alle fallimentari azioni dell’Agcom c’è chi ha proposto che gli ordini vengano dati sui numeri ip, anziché sui nomi di dominio. In pratica Agcom dovrebbe inibire l’accesso ai server dove sono collocati i siti inibiti, anziché al nome di dominio vero e proprio. Un splendida idea, veramente.
Il sito filmitalia.net risponde da questo punto di vista al numero ip 151.1.148.220, server ove sono presenti altri nomi di dominio di Cinecittà holding.
Se l’errore avesse riguardato il server ip in base all’Ordine di Agcom, ora avremmo oscurati diversi nomi di dominio di Cinecittà Holding.
Un bel sistema per incentivare il nostro cinema, non c’è che dire.