Il Papa parla durante il volo di rientro dal viaggio in Ecuador, Bolivia e Paraguay: "La coca? Ovviamente non l'ho assaggiata. Ma il mate mi aiuta". Sulla Grecia: "Revisione del nuovo governo un po' giusta. La strada dei prestiti e dei debiti non finisce mai"
“Il crocifisso su falce e martello di Evo Morales per me non è stata un’offesa. Ho lasciato alla Madonna di Copacabana le due onorificenze che mi ha dato il presidente, ma il Cristo lo porto con me”. Papa Francesco, con i giornalisti del volo papale, ha chiarito la sua opinione sul dono ricevuto nel viaggio in America latina con le tre tappe in Ecuador, Bolivia e Paraguay. A destare scalpore erano stati soprattutto i due regali di Morales a Bergoglio: la chuspa, un astuccio all’interno del quale in Bolivia tengono le foglie di coca non raffinate per masticarle e per usarle per il tè, e il crocifisso su falce e martello. “Il mate mi aiuta, ma non ho assaggiato la coca, questo è chiaro”, ha precisato Bergoglio durante la conferenza stampa sul volo che lo ha riportato a Roma.
Francesco, invece, si è soffermato di più sul significato del crocifisso su falce e martello disegnato da padre Luis Espinal Camps, gesuita ucciso il 22 marzo 1980 durante la dittatura nel Paese a cui il Papa ha reso omaggio durante la sua tappa in Bolivia. “Per me è stata una sorpresa e credo che si possa qualificare come genere di arte di protesta. Per esempio a Buenos Aires, alcuni anni fa, si è fatta una mostra di uno scultore bravo, creativo, argentino che aveva disegnato un Cristo crocifisso su un bombardiere che cadeva giù per indicare il cristianesimo alleato con l’imperialismo che bombarda”. Bergoglio ha anche chiarito che “in alcuni casi l’arte di protesta può essere offensiva”. Per Francesco non bisogna dimenticare nemmeno che quando è stato ucciso padre Espinal “era un tempo in cui la teologia della liberazione faceva anche l’analisi marxista della realtà” e il gesuita era “un’entusiasta di questa analisi”.
Nella conferenza stampa il Papa si è soffermato anche sulla situazione della Grecia, dopo aver espresso, prima di partire per l’America latina, la sua vicinanza al popolo ellenico. “I governanti greci – ha sottolineato Bergoglio – che hanno portato avanti questa situazione di debito internazionale hanno una responsabilità. Con il nuovo governo greco si è avuta una revisione, un po’ giusta. Io mi auguro che trovino una strada per una soluzione del problema greco e anche una strada di sorveglianza per non ricadere anche in altri Paesi nello stesso problema. Questo ci aiuti ad andare avanti perché quella strada dei prestiti, dei debiti alla fine non finisce mai”.
Sul disgelo tra Cuba e Stati Uniti, le tappe che Bergoglio visiterà dal 19 al 28 settembre prossimi, Francesco ha chiarito che “non c’è stata mediazione. Il merito è loro. Noi non abbiamo fatto quasi nulla, soltanto piccole cose”. Il Papa ha anche precisato che “i diritti umani sono per tutti e non si rispettano i diritti umani soltanto in uno o due Paesi, e io dirò che in tanti Paesi del mondo non si rispettano i diritti umani. Cosa perdono Cuba e gli Stati Uniti? Tutti e due guadagneranno qualcosa e perderanno qualcosa perché in un negoziato è così. Quello che guadagneranno tutti e due è la pace, questo è sicuro”. A chi ancora lo definisce un “Papa marxista” per il suo costante appello in favore dei poveri, Bergoglio risponde sicuro: “Il debito sociale della proprietà privata è applicare la dottrina sociale della Chiesa. Io seguo la Chiesa perché predico semplicemente la sua dottrina sociale. Non è una mano tesa a un nemico, non è un fatto politico, è soltanto un fatto catechetico”.
Twitter: @FrancescoGrana