Il docureality (in onda su SkyUno ogni domenica alle 22.50) è una astuta operazione televisiva che utilizza le idee dell'America profonda per indignare e attirare l'attenzione sullo show
Per il liberal New York Times, è addirittura “il reality più seguito nella storia della tv via cavo”. E pensare che Duck Dynasty è tutt’altro che liberal e progressista, visto che racconta gli eccessi da America profonda della famiglia Robertson, ricchissimi proprietari di un impero fondato sul business dei richiami per anatre. In Louisiana, dunque in piena Bible Belt, Phil Robertson e i suoi quattro figli, tutti rigorosamente dotati di barba lunghissima, trascorrono le loro giornate tra richiami per anatre e preghiere, linguaggio volgare e scontri familiari. Negli Stati Uniti, Duck Dynasty è addirittura all’ottava stagione, mentre da noi è arrivato da poco su SkyUno (ogni domenica alle 22.50) e su Cielo, il canale free di Sky sul digitale terrestre, da lunedì 13 luglio alle 20.10.
La quarta stagione del docureality tutto Dio-Patria-Famiglia è stata la più vista in assoluto, con picchi di 11 milioni di spettatori, ma da due anni a questa parte forse qualcosa si è rotto tra i Robertson e il pubblico americano. Magari è colpa anche delle innumerevoli gaffe pubbliche del patriarca Phil, ultraconservatore e ultrareligioso che, in un’intervista rilasciata a GQ nel 2013, aveva definito l’omosessualità una delle cose più peccaminose, facendo arrabbiare anche A&E, il network che produce il docureality. All’epoca era scesa in campo persino Sarah Palin, per difendere il diritto di Robertson a esprimere la propria opinione. A&E aveva sospeso Phil dal programma, ma la decisione era durata poche settimane, visto che nel dicembre 2013 Robertson era tornato in tv, dopo una serie di minacce anonime di morte all’indirizzo di Nancy Dubuc, CEO di A&E.
La tempesta attorno alle idee conservatrici del patriarca dei ricchissimi bifolchi della Louisiana forse ha penalizzato le successive stagioni dello show, ma in fondo, fino a quel momento, Duck Dynasty era piaciuto così tanto agli americani anche per le visioni decisamente politicamente scorrette dei protagonisti. Tolleranza zero nei confronti di omofobia e discriminazione, ovviamente, ma i Robertson sono così, prendere o lasciare, e non ci sarebbe molto da discutere in merito. Duck Dynasty è una astuta operazione televisiva che utilizza le idee dell’America profonda per indignare e attirare l’attenzione sullo show. In tv, sia in America che dalle nostre parti, va in onda talmente tanta spazzatura ipocritamente truccata da prodotto nazionalpopolare che non saranno certo i bip ripetuti dei barbuti della Louisiana o le loro per nulla condivisibili idee sul mondo a farci indignare. Forse Duck Dynasty andrebbe visto per quello che è: un docureality su una famiglia rozza e divertente che vive nel lusso e, in pratica, non fa nulla dalla mattina alla sera.