Alexis Tsipras ha capitolato e messo la firma sotto un documento che lo impegna ad approvare riforme molto più dure di quelle previste dai piani discussi prima del referendum. Ma alla Banca centrale europea non basta per allargare i cordoni della borsa. Il consiglio direttivo dell’Eurotower ha deciso di non aumentare il tetto della liquidità di emergenza (Ela) concessa alle banche greche, che resta dunque a 89 miliardi. Si tratta della cifra a cui è stata congelata il giorno della convocazione del referendum. Secondo il New York Times, l’orientamento dell’istituzione guidata da Mario Draghi è di non concedere ulteriori fondi fino a quando l’accordo non verrà approvato dal Parlamento di Atene mercoledì. Di conseguenza slitta anche la riapertura degli sportelli bancari, chiusi da due settimane con fortissimi disagi per cittadini e imprese: un funzionario del governo greco ha detto che “la chiusura sarà estesa” così come i controlli sui movimenti dei capitali e i limiti ai prelievi bancomat.
Weidmann e i governatori del Nord Europa contrari all’aumento della liquidità – Da quando il 30 giugno Atene non ha ripagato la rata di rimborso da 1,6 miliardi dovuta al Fondo monetario internazionale, finendo ufficialmente in arretrato, i “falchi” che siedono nel board di Francoforte si oppongono a un allentamento della stretta. Anche perché attendono al varco il Paese ellenico che il 20 luglio deve restituire proprio alla Bce una rata da 3,5 miliardi relativa a un precedente prestito, e senza il varo di un prestito ponte non è in grado di farvi fronte. In prima linea tra i contrari il governatore della Bundesbank Jens Weidmann e i colleghi di Finlandia e Austria. Una settimana fa il consiglio ha deciso di ridurre il valore riconosciuto ai titoli presentati dalle banche greche come collaterale, con il risultato che per le banche ottenere liquidità è diventato più difficile.
Eurosummit: “Condizione per la riapertura è una rapida decisione sul nuovo programma” – I controlli ai movimenti dei capitali e il tetto di 60 euro ai prelievi saranno probabilmente mantenuti ancora per molto tempo per evitare un’ulteriore emorragia di contante. Nel comunicato finale dell’Eurosummit si legge che “una rapida decisione sul nuovo programma è la condizione per permettere alle banche di riaprire, evitando un aumento dell’assistenza finanziaria complessiva”. Vale a dire che prima della riapertura delle filiali occorrerà la firma in calce al programma di aiuti chiesto all’Esm, con cui il negoziato deve ancora iniziare.
Corsa agli sportelli e aumento dei crediti impossibili da recuperare hanno affossato gli istituti – Le banche elleniche hanno bisogno di una ricapitalizzazione da 25 miliardi di euro. A metterlo nero su bianco, sulla base del documento preliminare dell’Eurogruppo, è stato l’Eurosummit nel documento finale sul terzo piano di salvataggio per la Grecia approvato dopo 17 ore di riunione a Bruxelles: 25 dei circa 80 miliardi del nuovo programma di aiuti triennale gestito dal fondo salva Stati Esm andranno appunto agli istituti di credito. Una nuova iniezione di capitali, dunque, dopo quella da 50 miliardi arrivata nel 2012. Ad affossare gli istituti sono state sia la fuga dei depositi, calati a meno di 120 miliardi di euro dai 160 del dicembre 2014, sia l’esplosione dei crediti in sofferenza, stimati oggi nel 40% del totale. Va detto comunque che già i risultati degli stress test conclusi dalla Banca centrale europea lo scorso ottobre sui bilanci 2013 avevano evidenziato carenze di capitale per complessivi 8,7 miliardi. Da febbraio poi non hanno più accesso ai finanziamenti ordinari dell’Eurosistema e possono contare appunto solo sull’Ela messa a disposizione dalla Bce. Secondo fonti di Bruxelles i quattro maggiori istituti del Paese, Alpha Bank, National Bank of Greece, Piraeus ed Eurobank, dovranno in ogni caso studiare aggregazioni e fusioni per restare in piedi.