I posti di lavoro erano stati tagliati dal precedente esecutivo Samaras e poi riattivati da Tsipras nei primi cento giorni di governo. Ora l'accordo firmato dal primo ministro indebolisce di nuovo le posizioni dei lavoratori del settore pubblico
Appena riassunti e già con una lettera di licenziamento in mano? Nel nuovo memorandum imposto dalla troika al governo Tsipras, c’è una postilla in cui si legge che i creditori internazionali potrebbero richiedere all’esecutivo di procedere ai licenziamenti collettivi nel settore pubblico, compresi quei lavoratori che Syriza ha provveduto a reintegrare. E’come un vestito su misura cucito addosso a due categorie su tutte: le donne delle pulizie dei ministeri e i giornalisti della tv pubblica Ert. Non c’è scritto da nessuna parte che verranno licenziati domani, ma tecnicamente sono loro i due bacini di riferimento di una possibile richiesta che potrebbe partire da Berlino.
Le donne delle pulizie dei ministeri erano state tagliate dal precedente esecutivo Samaras e riassunte da Tsipras nei primi cento giorni di governo. Numerose erano state le proteste delle signore direttamente sotto la sede del dicastero economico, con tanto di scope e stracci in mano. Rivendicavano i diritti pregressi alla voce riassunzione. Lo scorso marzo, dopo venti mesi di sit-in, erano state rimesse al loro posto dall’intervento dell’allora ministro Varoufakis. Lili Giannakaki, leader del movimento delle donne delle pulizie, in quei giorni urlava tutta la sua soddisfazione. Forte del fatto che Varoufakis aveva bollato la riassunzione come “una delle prime misure del governo Tsipras e intenzionalmente molto simbolica” Lili aveva smesso di fare presidi sotto i palazzi governativi in tende da campeggio. Da domani probabilmente dovranno ricominciare a protestare, se da Berlino qualcuno dovesse avanzare anche questa richiesta.
I giornalisti di Ert, dopo la chiusura del 2013, sono appena stati reintegrati da Tsipras, ma per un anno e mezzo hanno mantenuto il triste primato di primi ed unici in Europa ad essere stati licenziati su pressioni della troika. Ben 2700 famiglie si ritrovarono per strada dopo l’annuncio di ristrutturazione fatto dall’allora sottosegretario alla presidenza del consiglio, Simos Kedikoglou, in una trasmissione televisiva. Presìdi fuori dalla storica sede ateniese, concerti dell’Orchestra sinfonica nazionale nel porto del Pireo con tanto di immagini che fecero il giro del mondo, come le lacrime di una violinista intenta a suonare l’inno nazionale.
Erano i mesi in cui il governo Samaras ritenne di decidere, in solitario, del destino della tv pubblica di un Paese intero. Ma dalla sua chiusura ad oggi la tv pubblica greca, pur accusata di avere bilanci fortemente in rosso, non ha prodotto vantaggi di alcun genere. Le casse dello Stato infatti non ci hanno guadagnano un euro, anzi. Al momento pendono una serie di cause di risarcimento danni avanzate da numerosi lavoratori licenziati illegalmente. Senza contare le penali relative all’annullamento di contratti già siglati da Ert prima della chiusura come gare sportive mai trasmesse o programmi già finanziati.