Proprio sabato sera, mentre Schauble da Berlino si predisponeva a sbattere sul muso di quei greci imbroglioni le “condizioni della resa incondizionata”, la sottile perfidia degli gnomi del palinsesto offriva su Rai Tre “La Caduta” (“Der Untergang”, del 2004), ricostruzione degli ultimi dieci giorni di Hitler nel bunker berlinese, fino al suicidio suo seguito da quello di molti dei suoi.
La scena madre del film, con la collera di Hitler contro i traditori, cioè tutti gli altri, gode di qualche celebrità su YouTube grazie ad alcune elaborazione esilaranti, col Führer che se la prende non con le armate fantasma, ma perché: scopre l’imprevisto anticipo delle date degli appelli d’esame; se la prende con il grecista Luciano Canfora che suggerisce autori strani a prova di esaminandi copioni; viene a sapere che agli esami di russo sono previste perfino delle traduzioni.

Siamo alla scoperta dell’Hitler che sta in tutti noi sol che ci tocchino in un punto nevralgico. Ma non si tratta solo di irascibilità. Anzi, a dare retta a “Lui è tornato” (“Er Ist Wieder Da”) di Timur Vermes, stampato in Germania nel 2012, l”Hitler” non deriva da una genetica propensione al male o alla follia (come nella corrente vulgata del “mostro”) ma, al contrario, dall’incidenza delle nostre profonde convinzioni e, in un certo senso, delle nostre stesse “virtù”. Il troppo, in altri termini, stroppia.
Che è esattamente ciò che i soci dell’Eurogruppo, specie quelli latini (per antico disincanto) addebitano sempre più manifestamente ai colleghi tedeschi: un feticismo della virtù che può provocare sfracelli peggiori dei peggiori dei peccati. Quanto meno perché quelli li puoi confessare, mentre dalla ostinazione virtuosa non si conosce chi possa emendarti. E stamane Joschka Fischer twittava che la Germania sta rischiando di distruggere per la terza volta l’Europa… Parola di ex ministro degli esteri tedesco.

Riflessioni di questo genere, indotte dalle circostanze del momento, hanno di certo conferito al film su Rai Tre il sapore del sottotesto che connette lo ieri e l’oggi. Al punto che lo share medio è stato il 5,86% (un punto e mezzo al di sopra di quanto riscosso dal film del sabato precedente), consentendo alla programmazione di ripiego del sabato estivo di Rai Tre di gareggiare a pari merito con i consolidati palinsesti altrui (a parte le due ammiraglie). I “contatti”, in particolare, sono stati moltissimi (5 milioni) anche se la “fedeltà media d’ascolto” si è limitata a non più di mezz’ora rispetto alle due e mezzo totali del film. Segno del sopraggiungere di “spettatori volanti” che si sono fermati appena il necessario per cogliere quel “non so che” che teneva insieme i titoli del TG con gli eventi di settanta anni prima.

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