La settimana scorsa Amnesty International e Architettura legale hanno presentato la “Piattaforma Gaza”, uno strumento d’indagine realizzato per evidenziare le caratteristiche comuni degli attacchi condotti da Israele nel luglio e nell’agosto 2014 durante il conflitto di Gaza.
Per diversi mesi, una squadra di ricercatori a Londra e a Gaza ha messo insieme e pubblicato sulla “Piattaforma Gaza” i dati raccolti dalle organizzazioni per i diritti umani che operano nella Striscia di Gaza, al Mezan e il Centro palestinese per i diritti umani, così come quelli di Amnesty International.
Il meccanismo è semplice. Attraverso la sua mappa interattiva, la “Piattaforma Gaza” segnala tempo e luogo di ogni singolo attacco e lo classifica in base a una serie di criteri, tra cui il tipo di attacco, il sito colpito e il numero delle vittime, in modo da individuarne le caratteristiche comuni. Ove disponibili, sono pubblicate immagini fotografiche e satellitari, video e testimonianze oculari.
I dati già caricati sullo strumento, che sarà aggiornato nei prossimi mesi, mostrano una serie di caratteristiche comuni dei 2500 attacchi commessi dalle forze israeliane e indicano che l’estate scorsa, nella Striscia di Gaza, sono state commesse gravi e sistematiche violazioni dei diritti umani.
Durante il conflitto del 2014 Israele ha condotto oltre 270 attacchi con colpi di artiglieria, in cui sono rimasti uccisi oltre 320 civili. Ogni colpo di artiglieria, strumento di per sé impreciso, contro aree densamente abitate, costituisce un attacco indiscriminato che dovrebbe essere indagato come crimine di guerra.
Inoltre, la “Piattaforma Gaza” illustra chiaramente una costante di attacchi contro abitazioni private, oltre 1200, che hanno causato più di 1100 morti tra la popolazione civile. Gli attacchi diretti contro civili che non prendono parte alle ostilità e contro obiettivi civili sono proibiti dal diritto internazionale umanitario, ossia dalle “leggi di guerra”. Amnesty International, la Commissione d’inchiesta delle Nazioni Unite e altre organizzazioni che hanno monitorato il conflitto hanno lanciato l’allarme sull’elevato numero di attacchi di questo tipo durante il conflitto del 2014.
Gli utenti potranno notare ulteriori preoccupanti caratteristiche comuni, come gli attacchi contro i primi soccorritori, gli operatori sanitari e le strutture mediche, così come l’uso massiccio degli attacchi di avvertimento chiamati “bussare sul tetto”, in cui un missile lanciato da un drone è seguito poco dopo da un più ampio bombardamento. Amnesty International ritiene che questa tattica non costituisca un preavviso efficace e non assolva Israele dal chiaro obbligo di non lanciare attacchi contro i civili o le proprietà civili.
“Il lancio della ‘Piattaforma Gaza’, un anno dopo l’inizio del conflitto, è un passo avanti significativo per documentare la vera dimensione delle violazioni dei diritti umani che hanno avuto luogo a Gaza lo scorso anno. Vuole anche essere un invito a singole persone e ad altre organizzazioni a inviare ulteriori fotografie, testimonianze e prove di altro genere sugli attacchi che hanno subito o documentato durante il conflitto” – ha dichiarato Eyal Weizman, direttore di Architettura legale.
Secondo Francesco Sebregondi, fellow researcher ad Architettura legale e coordinatore del progetto “Piattaforma Gaza”, “sfruttiamo il potere dei nuovi strumenti digitali per fare luce su eventi complessi come l’ultima guerra a Gaza. La ‘Piattaforma Gaza’ consente all’utente di muoversi lungo varie scale di misurazione, dal piccolo dettaglio al quadro complessivo dell’intero conflitto, e di rendersi conto delle connessioni tra singoli eventi. Consideriamo questo progetto come il primo passo verso il tentativo di monitorare i conflitti in modo più efficace, grazie a piattaforme collaborative che facilitano la condivisione di dati tra testimoni sul terreno, organizzazioni e cittadini”.