Assessore Angelo Colombo, è grave che ci si indigni per una gonna e non per una violenza sessuale. Il commento che lei ha pubblicato su Facebook ad un articolo sulla denuncia di uno stupro nei confronti di una quattordicenne: “Non sono di Sel, né razzista, ma certe donne provocano e rischiano da come si vestono!!!” (i tre punti esclamativi sono i suoi) è gravissimo e inaccettabile ed è una delle tante pietre che rafforzano il muro di pregiudizi che può chiudersi intorno alle vittime isolandole e negando loro solidarietà e sostegno. Quel muro che si chiude è la ri-vittimizzazione. Si colpevolizzano le vittime giudicando i loro comportamenti anche se non sono affatto la causa dello stupro. Lei che non sa nemmeno come era vestita quella ragazza che potrebbe essere sua nipote e parla di “provocazione”, avrebbe scritto lo stesso commento se l’aggressore fosse stato un immigrato invece che un “bravo ragazzo” italiano?
Le scrivo anche da parte delle operatrici del centro antiviolenza che rappresento e che accoglie donne vittime di violenza. La violenza sessista non è solo una responsabilità dei singoli che la commettono ma anche di una parte non trascurabile della società che la giustifica e la rafforza. E’ questa una delle ragioni della nascita dei centri antiviolenza. La collusione e la complicità che rendono salda la cultura del femminicidio sono tanto solide quanto scarsamente visibili fino a quando non sono rivelate dalle parole o dalle azioni. Sono stati scritti fiumi di inchiostro sulla violenza contro le donne e sulla sua distorta rappresentazione, sullo scarto tra realtà e immaginario. Lo stupro è mosso dalla volontà di denigrare, umiliare, controllare la vittima, che cosa faccia o indossi una donna è irrilevante, tutta la casistica sullo stupro lo rivela, si informi.
Nei Paesi che giudichiamo incivili, le donne che subiscono uno stupro sono incarcerate, lapidate, frustate. Nel nostro Paese abbiamo fatto passi avanti ma la cultura machista resiste e usa le parole per colpire le donne che denunciano violenze. Il web a cui lei ha affidato il suo commento ci offre ogni giorno esempi penosi.
Ma lei ha un incarico pubblico, rappresenta le istituzioni e per questo le sue parole sono inammissibili. Sono scoppiate proteste e lei ha cancellato il commento e ha chiesto scusa ma non deve sentirsi sufficientemente in imbarazzo dal momento che ne ha ironizzato sul suo blog facendone una questione di scaramucce tra partiti.
Non ha ancora capito che si tratta di rispetto dei diritti umani delle donne e di civiltà.
Si dimetta.