Forse questi sono gli ultimi giorni della vita dello Stato greco, tra poco verrà trasformato in colonia del governatorato tedesco e della sua moneta, l’euro. L’eurogruppo ha pronunciato la sua sentenza capitale nei confronti della Grecia e non c’è nessuna possibilità di appello. Lo Stato greco deve scomparire in quanto Stato e la società rasa al suolo. Colpevole con un referendum di aver osato dire NO. Licenziamenti di massa, privatizzazioni per un valore pari a 50 miliardi di euro, taglio delle pensioni e della spesa pubblica e abbassamento dei contributi sociali. Questo il piano per avere gli aiuti.
Schäuble ha presentato due alternative a Tsipras: o si esegue scrupolosamente questo piano oppure si lascia l’Eurozona per i prossimi 5 anni, una sorta di espulsione o allontanamento temporaneo che, tra l’altro, non è previsto dai Trattati. Schäuble sa benissimo che la Grecia non sarà mai in grado di ripagare i crediti che il fondo Salva Stati dovrebbe erogare e perciò chiede le garanzie per quel prestito, per mettersi al riparo dal rischio di insolvenza. Le garanzie sono rappresentate dai beni reali dell’economia greca che dovrebbero essere trasferiti in un fondo lussemburghese e poi venduti al settore privato, che altro non è che l’industria tedesca. La Germania fa la Germania e Schäuble fa Schäuble.
Non si comprende lo scandalo né lo stupore che quelle condizioni hanno sollevato in una certa parte di opinione pubblica, che sono spesso riconoscibili come le anime belle dell’”euroriformismo”. Possibile che dopo cinque anni di massacro sociale dei popoli europei e di politiche economiche che hanno portato la terzomondizzazione degli Stati europei, Grecia su tutti, qualcuno ancora si stupisca di quello che produce la guida germanica dell’Europa? Quante volte a ognuno di noi sarà capitato di discutere con un rappresentante di quella categoria di persone, che abbiamo definito euroriformista, che si illude, che sia sufficiente riscrivere i Trattati per poter risolvere il problema, e che basti la retorica della crescita a far ripartire l’economia.
Ma perché mai la Germania dovrebbe rinunciare al vantaggio competitivo che l’euro le assicura e rinnegare tutto ciò che è stato fatto in passato? La cessione di sovranità dei singoli Stati ad una struttura sovranazionale che nei decenni ha assunto le sembianze e i poteri della governance europea, è stato il cavallo di Troia per penetrare nelle economie nazionali, sconvolgerne i fondamentali macroeconomici e renderli perfettamente funzionali agli interessi dell’economia tedesca. I Trattati di Maastricht e Lisbona sono ispirati al modello economico tedesco, l’ordoliberalismo sotto il quale i modelli economici degli altri paesi sono costretti a piegarsi.
Il vero stupore non viene da Schäuble, fa in fondo il suo sporco lavoro, viene semmai dal comportamento di Tsipras che ha giocato questa partita con una sola carta in mano. Le interminabili trattative dei mesi passati, che si chiudevano puntualmente con un nulla di fatto per la troppa distanza tra le parti, avevano portato a pensare che la strategia del governo greco fosse quella di chiedere per non ottenere. Il referendum a prima vista sembrava un fortissimo azzardo, ma Tsipras aveva vinto quella scommessa, avendo ricevuto in dote un fortissimo NO che forse, con il senno del poi, non desiderava neppure avere. Così il premier greco che poteva cambiare il corso della storia del suo paese, e dell’ intera Europa, ha ignorato la volontà popolare e ha umiliato il suo popolo che aveva rifiutato il piano di aiuti. La sua richiesta di aiuti e il suo memorandum è stato rifiutato, sostituito da quello senza condizioni dell’Eurogruppo che dovrà essere convertito in legge entro domani dal parlamento greco, pena l’espulsione dall’eurozona. Una volta che l’Eurogruppo ha intuito il bluff di Tsipras, che non ha mai avuto in tasca un piano di uscita dall’euro, la sua posizione si è fatta debole e la controparte ha potuto dettare condizioni inaccettabili per chiunque, ma non per il premier greco che pur di restare dentro l’euro accetterebbe persino un’ipoteca sul Partenone.
Questa è la sconfitta più cocente non solo di Tsipras ma della sinistra europea che si era illusa di poter chiedere “più Europa” e che alla fine ha ottenuto solo più Germania. Un’Europa che, grazie all’Euro, si sta pericolosamente trasformando nel Quarto Reich.
In collaborazione con Cesare Sacchetti