“Supermulta europea ultimo atto. Giovedì la Corte di giustizia di Strasburgo si pronuncerà sul ricorso avviato nei confronti dell’Italia nell’ormai lontano 3 luglio 2008 per l’emergenza rifiuti in Campania. Se deciderà che non sono state adottate tutte le misure necessarie per conformarsi alla sentenza della Corte di giustizia 4 marzo 2010, potrebbe condannare il nostro Paese a pagare una cifra forfettaria di 55 milioni e 256.819,2 al giorno dal momento in cui sarà pronunciata la sentenza fino al giorno in cui la stessa sarà stata eseguita. E considerando che uno dei punti contestati è la gestione delle ecoballe potrebbero passare molti anni prima di uscire dalla procedura. Un bagno di sangue”. Il Mattino 14.7.15
Abbiamo scoperto in questi anni di impegno civile e di studio che, ormai ufficialmente, il 76% del problema rifiuti, in Italia come in Campania, è costituito dai rifiuti speciali, industriali e tossici, e soltanto il 24% dai rifiuti urbani, su cui invece sia la Comunità Europea (e la Corte di Strasburgo) che il governo italiano si concentrano esclusivamente nell’indicare problema e soluzioni.
La salute dei cittadini campani non è mai stata e non è a rischio per la mala gestione dei rifiuti urbani ma per quella dei rifiuti speciali, industriali e tossici. L’impiantistica carente non è quella per i rifiuti urbani ma quella per i rifiuti speciali, industriali e tossici. In termini di inceneritori, la Campania dal 2009 incenerisce ben il 26 % dei propri rifiuti urbani, rispetto al misero 18 della media nazionale italiana e al 23 della media europea.
En passant, la multa prevista di 265mila euro al giorno è circa pari a quanto incassa di Cip 6 al giorno la A2a per conto dei Comuni di Milano, Bergamo Brescia e Varese, per ‘gestire’ senza sostanziali spese i rifiuti campani nel maxiinceneritore di Acerra, che da solo vale ben 7.5 inceneritori italiani. In termini di percentuale di raccolta differenziata la Campania ha da tempo superato la Toscana in Italia e la Francia in Europa con il 45%.
Come impiantistica, la Campania è gravemente carente nei soli impianti di compostaggio per i quali da anni non comprendiamo la mancata apertura di impianti già pronti come in località San Tammaro e la miope e autolesionistica opposizione di alcuni comitati locali per impianti a norma e piccoli come quelli previsti a Napoli Scampia, necessari per eliminare l’ultimo alibi: la bassa raccolta differenziata del comune di Napoli.
In Campania da tempo operano i Comuni più ricicloni e virtuosi di Italia, come ad esempio il Comune di Frattaminore, in piena Terra dei Fuochi. L’esempio di Frattaminore non è casuale: pur essendo il Comune più virtuoso di Italia per la gestione dei rifiuti urbani, il danno alla salute e il cancro è ingravescente perché non dipende certo dai rifiuti urbani.
Il primo rapporto dell’Arpac sulla Terra dei Fuochi, realizzato al termine di un lavoro di monitoraggio sulla Terra dei Fuochi parla di cifre davvero sconvolgenti, soprattutto se riferite ad un periodo di soli tre mesi. Sono dati raccapriccianti che derivano da più o meno tre mesi di controlli e investigazioni sul territorio; dati che tracciano un quadro davvero preoccupante della situazione nella Terra dei Fuochi. In un arco temporale compreso tra il 13 ottobre e il 15 dicembre 2014, nella Terra dei fuochi in Campania sono stati riportati almeno 2000 abusi ambientali. Nelle province di Napoli, Caserta, Salerno e Avellino sono stati effettuati rispettivamente 387, 235, 71, 54, controlli con annesse conferme di illeciti per quanto concerne lo stoccaggio, lo sversamento e il rogo di rifiuti ordinari, industriali e speciali. Sono state rilevate 780 presenze di rifiuti urbani, ma ben 1168 presenze di rifiuti speciali, industriali e tossici, con 256 presenze di materiali di risulta in amianto.
Perché, invece di effettuare i controlli sulle aziende responsabili dei reati ambientali e dei rifiuti speciali, ci si limita semplicemente a rilevare i danni delle loro attività illecite?
Quali e quante piccolissime, medie e grandi aziende campane ed italiane sversano illegalmente ancora oggi in Campania?
La Campania in base ai dati Ispra mostra un terrificante zero assoluto soltanto negli impianti di corretto trattamento e smaltimento non già dei rifiuti urbani ma dei rifiuti speciali, industriali e tossici, a cominciare dall’amianto, a fronte di una produzione dichiarata regionale di circa 6.6 milioni di tonnellate l’anno di rifiuti speciali, di circa 350 mila tonnellate anno legalmente in ingresso di rifiuti speciali industriali e tossici di altre regioni italiane da riciclare o smaltire in Campania, e di non meno di 2 milioni di tonnellate l’anno stimate di rifiuti industriali prodotti in regime di evasione fiscale e quindi da smaltire illegalmente.
Una cifra comunque bassa se la rapportiamo ai 16 milioni di tonnellate anno di soli rifiuti speciali industriali e tossici del “virtuoso” Veneto. Con una evasione media anche in Veneto del 30 per cento ne consegue una quantità di rifiuti speciali industriali e tossici veneti da smaltire illegalmente (prevalentemente fuori regione!) stimabile non inferiore ai 5 milioni di tonnellate l’anno!
Il 10 dicembre del 2013, riporta il Mattino, la Commissione ha presentato nei confronti dell’Italia un ricorso che contesta al nostro Paese di non aver adottato “per la regione Campania, tutte le misure necessarie per assicurare che i rifiuti (quali rifiuti? Urbani? Ma se sono i rifiuti industriali che ci ammazzano!) siano recuperati o smaltiti senza pericolo per la salute dell’uomo e senza recare pregiudizio all’ambiente” e, in particolare, di non aver creato “una rete adeguata ed integrata di impianti di smaltimento”. Secondo la Commissione, l’Italia “è venuta meno agli obblighi degli articoli 4 e 5 della direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio 5 aprile 2006”.
Si tratta della direttiva europea che, per così dire, detta le istruzioni agli Stati sui modi leciti da adottare per smaltire i rifiuti. Ma di quali rifiuti stiamo parlando?
Qui casca l’asino, e per asino sono costretto a intendere sia la Ue che lo Stato italiano che tantissimi comitati ambientalisti che parlano solo di rifiuti urbani e mai e prioritariamente di rifiuti speciali, industriali e tossici. La Campania, ufficialmente, è la prima e forse unica regione europea ‘a rifiuti zero industriali’! Di fatto, non disponiamo di una sola discarica a norma per i rifiuti industriali di qualsiasi tipo, di un solo impianto a norma intraregionale per esempio per smaltire il micidiale amianto (dati Ispra e Osservasalute 2014).
Pertanto, dobbiamo essere premiati in Europa come i migliori per la gestione dei rifiuti speciali con zero discariche e poi condannati come i peggiori per i rifiuti urbani per troppe discariche ?
Il gioco sporco è scoperto! Finché non cessa questa mistificazione del reale problema campano e italiano e cioè il corretto smaltimento e di prossimità non già e non solo dei rifiuti urbani ma innanzitutto e prioritariamente dei rifiuti speciali industriali e tossici, ne consegue, matematicamente ed economicamente, che la Campania regala con i Cip 6 250 mila euro al giorno ai Comuni di Milano, Bergamo, Brescia e Varese per gestire incenerendo i suoi rifiuti urbani e poi paga 250 mila euro al giorno di punizione per gestire i rifiuti speciali industriali e tossici in libera circolazione legale nostri e di tutti quanti gli altri legali importatori extraregionali, magari costruendo qualche altro maxi inceneritore!
Abbiamo mangiato la foglia e compreso che questo gioco sporco ‘dei tre sacchetti’ (rifiuti urbani, rifiuti speciali in libera circolazione legali, rifiuti speciali e tossici in circolazione senza controllo prodotti in regime di evasione fiscale) ha un unico terminale obbligato: il danno alla salute, non solo alla tasche, dei cittadini campani. Siamo furiosi.