Forse Tsipras poteva tirarla più in lungo. Forse Varoufakis non doveva mettere in piazza, davanti ai tedeschi, il suo dissenso. Ma sono particolari minori. La sostanza è che i greci hanno resistito il più a lungo possibile, prendendo tempo, e alla fine hanno ceduto. L’uomo del Recupero Crediti ti ferma, con una pistola in pugno, di notte nella strada buia. Tu lotti, ti dibatti, gridi disperatamente aiuto. Ma nessuno, dalle case vicine, apre una finestra. Qualche rado passante ti guarda e affretta il passo. Uno fa “Poveretto!” e tira via. Alla fine, consegni il portafoglio. Se gliel’hai dato “spontaneamente” o te l’ha strappato di forza, conta poco. Se ne va coi tuoi poveri averi, fischiettando. Tu resti solo nel buio, lì per terra.
Molte cose importanti bisognerebbe dire. Gli anni Trenta: il nazismo, dapprima “estremista” e feroce, poi – per andare al potere – “rassicurante” e in doppio petto (Hitler, Le Pen, Alba Dorata). L’Europa: democratica a parole ma poi pronta a omaggiare Hitler a Monaco pur di “salvare i mercati” e la “stabilità” di lor signori (Ucraina, Ungheria, Polonia). La Spagna, coi fascisti europei mobilitati e Guernica lasciata sola sotto le bombe che di lì a poco, con gran sorpresa “democratica”, finiranno su Londra. Ma lasciamo perdere tutto questo. Parliamo dell’Italia.
L’Italia è Renzi, plebiscitato dalla base Pd che pochi mesi prima aveva plebiscitato il suo opposto Bersani. L’Italia è Grillo, che futte e chiagne, sorride ai greci ma si allea coi fascisti che li vogliono cancellare. L’Italia è Salvini, montato a colpi di media dagli imprenditori e poi (classicamente: Hitler, Isis) sfuggito loro di mano. L’Italia, cari amici, siamo noi “de sinistra”. Rifondatori, sellini, citavini, fassini, altreuropi: tutti meno che niente – per propria precisa scelta – e dunque evidentemente impossibilitati a far qualunque cosa (tranne che complimenti e “forza, dai”) sia per l’Italia che per la Grecia.
Io ho simpatia per Vendola, e anche una certa stima per Ferrero. Hanno detto cose bellissime, proprio da dibattito da Santoro. Non hanno detto l’unica cosa che dovevano dire, e cioè “Buonasera. Da domani mattina ci sciogliamo e confluiamo in un unico partito, come Syriza. Abbiamo ben lottato finora, abbiamo testimoniato che in Italia c’è ancora gente civile ma ora, per come si sono messe le cose, le nostre forze divise non bastano più. Perciò, bandiere al vento e faccia fiera, sfidiamo uniti e decisi Renzi e Marchionne. Alle elezioni, prenderemo il quindici-venti per cento, uniti con gli operai di Landini e i parroci di papa Francesco. In autunno, vi faremo ballare in piazza e in fabbrica da farvela ricordare per un pezzo. Levate quelle zampacce dalla Grecia, abbandonate i tedeschi, perché Tsipras e Varoufakis sono nostri fratelli e se toccate loro toccate tutti noi”.
Invece di tutto ciò, sono arrivati i “kalimera“. Grazie, compagni. Ci avete aiutato davvero.
Il militante, il simpatizzante, il cittadino consapevole di Sel, di Rifondazine o dell’Altra Europa (per non parlare dei civatiani, fassiani e delle altre tribù perdute) hanno il dovere preciso, qui ed ora, di spingere all’unità a calci nel sedere i loro capi: fino a occupare le sedi, fino a fischiare ogni loro parola che non sia “da oggi, uniti”.
Fuori dai ghetti! Basta convegni, basta gran strategie. Il compito è semplice e duro: unitevi, e lottate. Abbiamo già tradito la Grecia: cerchiamo di non tradire ciò che ancora rimane dell’Italia.