I cittadini globali, quell’élite ormai piuttosto numerosa e influente che viaggia su è giù per il mondo, che ama rovistare nei punti di vista più lontani e che, insomma, la vita a kilometro zero non sa neppure cosa sia, ritrovano ovunque una molteplicità di canali in lingua inglese. Cinque gli americani: Fox News, CNN International, Fox Economy, CNBC, Bloomberg. Ma c’è anche la supercorazzata BBC World News (che l’inglese lo fa su misura: basti dire che per gli USA produce una versione in americano. Per non dire delle versioni in arabo e altre ancora) seguita dalla versione inglese di France24, da Deutsche Welle (che significa “onda tedesca”, quella elettromagnetica, non le Walkirie), Al Jazeera -الجزيرة- di proprietà dell’emiro del Qatar, NHK World TV (della Nippon Hoso Kyokay -日本放送協会- , la BBC giapponese), CCTV News -中国中央电视台- della China Central Television, Arirang TV –아리랑? – della Corea del sud, dove Arirang è l’equivalente del nostro “O sole mio!”, Russia Today, I24 news, dove “I” è la iniziale di Israele (e che trasmette oltre che in inglese anche in francese e in arabo, cioè in tutte le lingue franche del Medio Oriente). Tutta roba che in Italia trovate nel pacchetto base della pay-tv, fra i canali che cominciano col numero 5. Sono, questi, i canali-mondo: un grande fiume da cui tutti, anche i tg più nazional-locali, attingono quotidianamente col secchiello.
E l’Italia? Quale ruolo svolge in mezzo al fiume dell’informazione globale? Contribuisce a ingrossarne la portata o si limita a stare sulla riva, col secchiello in mano?
La risposta è: impugna il secchiello. E non per caso, perché da che esiste nessuno si è mai sognato di chiedere alla Rai di essere anche globale, visto che ogni enfasi era posta sul pluralismo, sulla conquista della visibilità a fini elettorali. Al punto che proprio il pluralismo da ovvio valore deontologico, è divenuto criterio organizzativo, detto anche lottizzazione. In questo quadro “riduzionista” le trasmissioni televisive per l’estero sono state essenzialmente rifritture destinate ai connazionali emigrati che durante la “guerra fredda” potevano influenzare il voto dei parenti e che in seguito sono stati il collegio elettorale idoneo a spedire in Parlamento il Razzi in versione 2008.
Finché oggi resta tutto da inventare il modo in cui l’Italia attraverso i media e specialmente con il Servizio Pubblico possa raccontare se stessa al mondo e raccontare il mondo a se stesso (che è quel che fra tutti, e meglio di ogni altro, fa la BBC, ricavandone anche notevoli introiti pubblicitari). Il minimo che ci si aspetti da un popolo di latin lover, albergatori ed esportatori.