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Gare pubbliche, Cantone: “Subappalto è strumento per corrompere i politici”

Il presidente dell’Autorità nazionale anticorruzione ha espresso giudizio positivo sulla stretta prevista dal ddl delega sugli appalti, in base al quale chi partecipa alla gara dovrà indicare una terna di nominativi di subappaltatori. Poi ha proposto premi per gli imprenditori che, in sede di gara con ribasso d’asta, non eseguono varianti. Sì all'estrazione a sorte delle commissioni di gara, ma prevedendo una soglia minima per evitare ingessature

La mazzetta? “Appartiene a un altro mondo”. Oggi “lo strumento attraverso il quale si opera attraverso la corruzione è quello di assicurare al politico, al tecnico, la possibilità di operare con un pezzo di lavoro”. Parola di Raffaele Cantone, presidente dell’Autorità nazionale anticorruzione, che in audizione in commissione Ambiente della Camera sul ddl delega sugli appalti pubblici ha puntato il dito contro “il sistema del subappalto“, “un altro degli strumenti che viene utilizzato nella contrattazione corruttiva per assicurare qualcosa”. Sì dunque alla stretta sui requisiti dei subappaltatori prevista dal ddl, che dispone l’obbligo per chi partecipa alla gara di indicare sia le parti del contratto che intende subappaltare sia una terna di nominativi di subappaltatori per ogni tipologia di lavorazioni. “Può essere un limite ma può avere una funzione di moralizzazione“, ha detto Cantone. “Una terna per imprese di grosse dimensioni non credo rappresenti una impossibilità, imprese che operano sistematicamente in certe zone sanno chi sono gli imprenditori di riferimento e forse indicarli prima può forse evitare il rischio di accordi collusivi dopo, e anche il rischio di imporre all’impresa l’accordo collusivo”.

Il magistrato ha poi chiesto che siano previsti premi per quegli imprenditori che, in sede di gara con ribasso d’asta, non eseguono varianti. “Perché non prevedere una sorta di premio collegato al ribasso d’asta, ad esempio per gli imprenditori che non presentano varianti? Se, per esempio, faccio un ribasso d’asta del 10% e nel contratto stabilisco che quel ribasso d’asta può essere dato come premio a chi non fa varianti”, ha spiegato il presidente dell’Anac. “Credo che questo sia un sistema di moralizzazione”.

Giudizio positivo, da parte di Cantone, sul principio che le commissioni di gara in materia di appalti pubblici siano “ad estrazione“, cioè che i membri siano sorteggiati da una lista di candidati indicati alle stazioni appaltanti in numero almeno doppio rispetto ai componenti da nominare. Infatti “l’intervento sulla gara, l’appalto truccato, utilizza proprio le commissioni”. Tuttavia, “questa idea che avevamo messo in campo in modo sperimentale per Expo e che ha funzionato sta ponendo una serie di problemi” sia di natura economica che pratica. Cantone ha citato il fatto che dall’incontro di ieri con la Banca d’Italia, che è stazione appaltante, è emerso che questo sistema farebbe lievitare “di 4 milioni” il loro budget “per pagare commissari che fino al giorno prima non pagavano”.

Di conseguenza, nonostante quella di avere commissioni giudicatrici indipendenti sia “un’esigenza che non può essere messa in discussione”, si potrebbe “forse operare una valutazione per le gare ordinarie che altrimenti rischierebbero di venire ingessate“, prevedendo “un meccanismo di soglia o di tipologia di appalto”. In caso contrario, “se per ogni gara bisognerà chiedere i sei nomi si rischia un’ingessatura e un aumento dei costi. Si tratto di un sistema che ha un senso per le gare rilevanti e lo ha meno per quelle minori”.