Non si tratta solo di uno studio di fattibilità. Quello lanciato dal Fondo monetario internazionale in un paper inviato lunedì sera ai leader dell’Eurozona è un vero e proprio avvertimento ai partner della troika: l’istituzione di Washington è pronta a chiamarsi fuori dal terzo piano di salvataggio della Grecia se le istituzioni europee non concederanno ad Atene un sostanzioso taglio del debito pregresso. Possibilità esclusa dall’accordo firmato proprio lunedì mattina da Alexis Tsipras e dai creditori. A scriverlo, nel giorno in cui il premier greco deve ottenere dal Parlamento il via libera decisivo alle riforme previste dall’intesa, è il Financial Times.
Secondo il quotidiano britannico, il memo di tre pagine prefigura un aumento del debito fino al 200% del pil nei prossimi due anni. Un peso insostenibile per un Paese tornato in recessione e senza accesso ai mercati finanziari. Di fronte a questi numeri, secondo il Ft, l’organizzazione internazionale guidata da Christine Lagarde non potrebbe mettere sul piatto gli almeno 16 miliardi di euro necessari per raggiungere gli 82-86 miliardi di nuovi aiuti previsti dall’intesa raggiunta dall’Eurosummit (il fondo salva Stati Esm dovrebbe coprirne al massimo 50). Le regole del Fondo impediscono infatti di partecipare a salvataggi di Paesi il cui debito è giudicato insostenibile e per cui non vede la prospettiva di un ritorno sul mercato obbligazionario. “Abbiamo detto molto chiaramente che prima di chiedere al board l’autorizzazione a versare fondi abbiamo bisogno di una concreta e completa soluzione al problema del debito”, spiega un funzionario del Fondo citato dal quotidiano. E la posizione dell’Fmi, secondo il Ft, è sposata dal governo Usa, il cui segretario al Tesoro Jack Lew l’ha sostenuta durante gli incontri della scorsa settimana con i leader europei.
Di qui la richiesta all’Europa di decidere tra tre possibili alternative: allungare in via eccezionale il piano di rimborso dei debiti di Atene con un “periodo di grazia” di altri 30 anni, vale a dire fino al 2053, garantire trasferimenti annuali al bilancio della Grecia o semplicemente tagliare il debito in modo incisivo. Un vero e proprio aut aut a Berlino, rileva il Financial Times: se la cancelliera Angela Merkel e il ministro delle Finanze Wolfgang Schaeuble vogliono che il Fondo “resti a bordo”, non potranno fare altro che garantire una significativa riduzione della zavorra da 320 miliardi che grava sull’economia greca. In caso contrario, dovranno fare i conti con un problema politico oltre che finanziario: senza la partecipazione del Fondo sarebbe infatti più difficile incassare il via libera del Bundestag, chiamato a esprimersi venerdì sull’esborso di altre risorse per la Grecia.
Il quotidiano della City nota peraltro che è stata proprio Berlino a insistere, contro la volontà di Tsipras, perché l’Fmi fosse parte attiva del nuovo piano di aiuti. E a far inserire nella dichiarazione finale dei capi di Stato che a marzo 2016, quando scadrà il programma di sostegno attualmente in corso, il governo greco “chiederà la continuazione del supporto dell’Fmi”. Nei cui confronti il Paese ellenico è in arretrato per oltre 2 miliardi, avendo saltato il pagamento di due rate di rimborso di vecchi prestiti il 30 giugno e il 13 luglio.
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