Mi capita di leggere persone che giubilano per la punizione inflitta al popolo greco, che gioiscono per la sorte di Tsipras al grido di “chi ha sbagliato paghi”.

Chi ha sbagliato paghi? Sono d’accordo. Ha sbagliato chi ha inventato ed imposto una valuta unica a Paesi ed economie diversissime tra loro, ha sbagliato chi se n’è approfittato truccando i conti per farsi prestare soldi, ha sbagliato chi ha aiutato a truccarli, hanno sbagliato le banche che hanno prestato grosse somme con evidente leggerezza (tanto se va male ci sarà un salvataggio), ha sbagliato chi ha effettuato il salvataggio comprando un debito insolvibile e mettendolo a carico degli Stati, ha sbagliato chi ha imposto un’assurda austerità che ha aumentato ulteriormente il debito e fatto tracollare l’economia e la società greca.

Grecia, Referendum Day

Di queste persone conosciamo tutto: nomi, cognomi ed indirizzi. Eppure, sono praticamente tutti ai loro posti, pronti a fare ulteriori danni. Sembra incredibile che ci siano persone che continuino a credere ciecamente alle loro panzane e a ripeterle a macchinetta come fossero verità rivelate, ma la realtà è sotto gli occhi di tutti. Però, in fondo, questi creduloni non sono il vero problema: esisteranno sempre, e sono talmente sciocchi che basta il soffio di un bambino per spazzare via le loro “argomentazioni”. Il problema è la sudditanza culturale di chi invece non si beve queste fole, ma come paralizzato dagli occhi del cobra non riesce ad agire: di chi sa che scaricare sugli ultimi gli errori dei primi è l’ingiustizia più grande, ma continua a tormentarsi nel silenzio.

Eppure, una via di uscita c’è: ce lo dimostra la vicenda di Bernie Sanders, candidato alle nominations presidenziali americane. In questo articolo estremamente interessante si illustra come sia possibile, addirittura negli Usa, guadagnare consenso tra posizioni socialiste, semplicemente contrapponendo proposte concrete e definite agli slogan più beceri delle destre.

Qui in Italia costruire un progetto politico intorno a proposte concrete sarebbe più semplice che negli Usa: ma qui le persone, a partire dagli accademici, continuano a dormire e a pensare che lo debba fare “qualcun altro”. Se tanto mi dà tanto, la nostra situazione continuerà a peggiorare e magari, col tempo, qualcuno capirà che invece di morire aspettando Godot è meglio provare ad attivarsi per salvare il salvabile… ma la lezione della Grecia è chiara: c’è un limite temporale.

La Grecia si è svegliata troppo tardi e ora è finita in fondo all’abisso: noi, grazie al sacrificio dei greci, abbiamo tutti gli elementi per capire e per agire. Anche una minoranza può fare molte cose per invertire il trend della subalternità culturale, anche a partire dalle Università. Vogliamo provarci?

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