Il negoziato internazionale sui cambiamenti climatici ha visto negli ultimi anni un coinvolgimento crescente e formale delle Regioni e delle città; l’idea alla base di questa tendenza è che l’azione locale, dal basso, dovrebbe aiutare gli Stati a superare gli ostacoli che negli ultimi anni hanno reso difficile il raggiungimento di un accordo globale sul cambiamento climatico successivo al Protocollo di Kyoto.
Molte Regioni e Stati hanno sottoscritto impegni nell’ambito di accordi multilaterali come il ‘Compact of States and Regions’ o il ‘Below 2°C Memoranding of Understanding’, assumendo impegni di riduzione per gli anni 2020, 2030 e 2050. Questi impegni sono e saranno riportati su un’apposita pagina del sito della Convenzione sul Clima, alla pagina del Nazca portal (Non-State Actor Zone for Climate Action).
Si tratta di un processo che non finirà con la Cop 21 di Parigi, che dovrebbe essere in realtà un punto di partenza, ma l’inizio di un coinvolgimento che dovrà durare nei prossimi anni e decenni, fino a quando sarà ottenuto il risultato della riduzione delle emissioni in linea con l’obiettivo della Convenzione sul Clima, “evitare un’interferenza dannosa delle attività umane sul clima”.
In altre parole, gli impegni dei ‘Sub-national government’ possono essere un aiuto ai governi nazionali per aumentare nel tempo ‘l’ambizione’ negli impegni di riduzione delle emissioni fino a qui assunti. È noto che tali impegni (Intended Nationally Determined Contributions – Indcs) sono complessivamente insufficienti per raggiungere l’obiettivo condiviso di non aumentare le temperature medie globali del pianeta di più di 2°C rispetto ai livelli preindustriali. Secondo le stime del Climate Action Tracker gli attuali impegni portano a più di 3°C di aumento delle temperature nel 2100.
Le azioni delle Regioni e delle città, se coordinate con le azioni nazionali in modo organico e non estemporaneo, rendono inoltre più robusto l’impegno e meno soggetto a variazioni legati a cambiamenti temporanei della guida politica, aiutano ad aumentare la credibilità nei confronti dei cittadini, del mondo delle imprese e degli investitori. Le Regioni e le città sono infatti più vicine al territorio e ai cittadini dei governi nazionali, quindi possono essere un aiuto per fare capire ai cittadini come l’azione per contrastare il riscaldamento globale non è qualcosa che rimane scritta nei fogli dei trattati dell’Unfccc.
Uno dei settori su cui le azioni locali, di città e Regioni, può essere più efficace nel ridurre le emissioni dei gas serra è quello della riduzione delle emissioni degli edifici. Molto è stato fatto negli ultimi anni per definire norme sempre più rigorose sui consumi energetici degli edifici, e molti sono i casi concreti di edifici a basse emissioni o a emissioni quasi zero che si cominciano a vedere in tutto il mondo, anche in Italia. Molto rimane da fare, in particolare per il retrofitting degli edifici esistenti.
Come discusso nel rapporto ‘Building energy efficiency in european cities‘ del progetto europeo Urb Act, gli edifici sono il settore che in Europa consuma più energia e spesso gli interventi mostrano i migliori rapporti costi/benefici.
Uno dei modi principali quindi con cui le città possono dare il loro contributo alla mitigazione dei cambiamenti climatici è quindi riducendo il consumo di energia per la costruzione, manutenzione e ristrutturazione di edifici. Il retrofitting degli edifici esistenti richiede tecnologie innovative ed efficienti, può allo stesso tempo fornire importanti opportunità economiche e occupazionali, migliorare la sicurezza energetica, e far risparmiare nella bolletta energetica chi utilizza gli edifici stessi. E, viste le temperature di questi giorni, può servire per meglio adattarsi al riscaldamento globale in corso.
Per favorire un rapido efficientamento degli edifici, è necessaria l’attuazione della legislazione già vigente, nonché un quadro di incentivi stabile, che fornisca certezza al mercato e agli operatori del settore. Ma anche molta innovazione nei materiali e nel loro utilizzo nei progetti edilizi.
In questo ambito, va ricordato il concorso URSA AWARD, indetto da Ursa, in collaborazione col Politecnico di Milano e Italian Climate Network, per premiare i progetti architettonici di progettisti e studenti più rilevanti dal punto di vista del risparmio energetico, del design, dell’innovazione tecnologica e della sostenibilità ambientale. La partecipazione al concorso è prorogata fino al 31 luglio ed è stata aperta anche a gruppi di lavoro. Affettarsi dunque!
di Stefano Caserini