Mi ricordo una vecchissima canzone di Jonathan e Michelle Occhiali da sole.
Siamo nel 1967 al Cantagiro: lei, Michelle, contesta a Jonathan l’uso degli occhiali da sole in quanto gli precludono la visione della realtà. Lui risponde: “Ma cosa vedi amica mia? Il libro di storia studiato a memoria che col cambio di vento cambia a momento e tu vedi nero laddove c’è bianco e vedi bianco laddove c’è nero?”, il tutto con un accompagnamento di chitarra acustica in puro stile urdylaniano.
Direi un’obiezione di tutto rispetto. Non era forse Benedetto Croce a sostenere che la storia sia sempre influenzata dal presente? E oggi il pensiero postmoderno, che si vuole debole, non riduce ogni sapere, e la storia in particolare, a narrazione?
Si potrebbe dire dunque che lo slogan de l’Unità renziana ha un cuore antico, agganci filosofici rispettabili e volgarizzazioni canore di livello se non fosse per un dettaglio decisivo: nessuno aveva mai osato pensare di cambiare il passato, ma il suo racconto, la sua interpretazione.
Con l’Unità si va decisamente oltre: si cambia proprio il passato. Come? Cambiandogli verso? O seguendo il modello della epopea di ‘Ritorno al futuro’? Attenzione perché c’è un rischio: che modificando il passato si possa poi non ritrovare più il presente che da esso deriva.
Si narra di un uccello che per dare al suo volo maggiore velocità aveva pensato di eliminare la resistenza dell’aria. Precipitò senza capirne la ragione.