Marco Pavone, 45 anni, è responsabile di un locale della City frequentato da vip e politici. Nella capitale inglese ha svoltato e ha chiamato a lavorare con sé alcuni suoi concittadini: "Un terzo dei dipendenti è originario della mia città. E ne sono fiero"
In pieno centro a Londra, a poche centinaia di metri da Buckingham Palace e dalla House of Parliament, c’è uno dei restaurant bar considerati tra i più “glamour” della zona. E che vede tra i suoi clienti fissi vip e politici, da Hugh Grant a David Cameron, oltre a magnati e sceicchi. Si chiama “Bank Westminster” e il suo general manager è Marco Pavone, 45enne di Pescara (secondo da destra nella foto). Se n’è andato dall’Italia da ragazzo, in tempi non sospetti: “Oggi tanti giovani fanno le valigie per via della crisi, perché non c’è lavoro. Io ho tagliato la corda all’inizio degli anni novanta, perché già allora se volevi fare carriera l’Italia non era un buon posto dove continuare a vivere”. E con sé, negli anni, ha portato dalla sua città d’origine quelli che sono diventati i suoi dipendenti.
“Mi sono diplomato alla fine degli anni ottanta all’Istituto alberghiero di Pescara – ha detto – Finito il militare, sono partito per Londra, dove ho fatto mille lavori legati al mondo alberghiero. Fatta eccezione per un anno a Parma, tra il ’98 e il ’99, come bar manager, in Italia non ho più lavorato”. Prima di tornare e affermarsi nel cuore della City, Pavone è stato per anni alle Barbados.
“Da settembre 2001 a giugno 2012 ho lavorato come general manager al in una catena di cinque luxury hotels, per un totale di 492 stanze, più ristorante”. Un’esperienza “tra i Caraibi e l’Oceano Atlantico” che, spiega, “mi ha fatto crescere tantissimo, sia come uomo che come professionista. Tra l’altro – aggiunge – nell’isola delle Barbados ho cominciato a cimentarmi con le celebrities“. Tra loro anche “Luciano Pavarotti, John Travolta, Tom Cruise e Rihanna”.
Poi, a settembre 2012, il ritorno a Londra e lo scatto di carriera. E per prima cosa chiama a lavorare con sé una squadra di pescaresi come lui “per orgoglio campanilistico”, e per regalare un’opportunità di lavoro a chi è rimasto a casa. Perché, a parità di talento e savoir-faire, Marco privilegia i “conterranei”. “Un terzo dei miei dipendenti è originario di Pescara. Al Bank è in servizio un’autentica colonia abruzzese, e ne sono felice e fiero. Dal management ai barman, ai portavivande; in sala, in cucina, al ristorante. Di Pescara, ad esempio, ci sono Enea, bar manager; Nausica, “dispence bar tender”, e Gianluca, il supervisor. Suo padre gestiva uno dei più famosi bar della città adriatica”. E ancora Damiano, Salvatore, Andrea, Laura e Federica.
Marco Pavone non ha dimenticato nemmeno un suo insegnante dei tempi dell’istituto alberghiero. Si chiama Gino Berardi (al centro), che da ragazzo era general manager da Ginevra a St. Moritz. Oggi vive a Pescara ed è un pittore apprezzato: “Nei mille metri quadri del mio locale ospitiamo una mostra permanente di Gino, con trenta suoi quadri – spiega Pavone -. Il pubblico apprezza, e compra”. Quello che lo colpisce di più di Londra è la mentalità imprenditoriale: “Mi confronto con un pubblico internazionale, e globali e impeccabili devono essere anche i nostri standard”. Tornerà mai a lavorare in Italia? “Ne riparliamo dopo i cinquant’anni”.