L'inchiesta svelata da Repubblica. Nel mirino dei pm di Milano, anche i rapporti tra il leader di Forza Italia e l'indagato Alberto Bianchi, che avrebbe ricevuto otto milioni di euro per intermediazioni inesistenti con importanti inserzionisti
Un giro di fatture false per oltre otto milioni di euro, a beneficio di un personaggio vicino a Silvio Berlusconi. Per questa ipotesi d’accusa è indagato dalla Procura di Milano l’ex amministratore delegato e attuale vicepresidente di Publitalia, Fulvio Pravadelli (nella foto). Con lui è finito sotto inchiesta Alberto Maria Salvatore Bianchi, ufficialmente mediatore di contratti per la concessionaria di pubblicità del Biscione, ma, secondo i pm, totalmente sconsciuto agli inserzionisti. Secondo quanto anticipato da Repubblica, i magistrati stanno cercando di chiarire come mai Berlusconi – il 9 novembre 2011, una settimana prima di lasciare Palazzo Chigi – abbia firmato in favore di Bianchi un contratto di comodato d’uso gratuito di beni che risulterebbero acquistati dal leader di Forza Italia dopo che erano stati confiscati dalla magistratura allo stesso Bianchi. La vicenda richiama il caso di vent’anni fa, quando nel 1995 fu Marcello Dell’Utri, presidente di Publitalia negli anni d’oro delle tv Mediaset, a finire in carcere e poi a essere condannato definitivamente per false fatturazioni.
La notizia della nuova inchiesta è stata confermata in ambienti giudiziari milanesi. L’iscrizione nel registro degli indagati di Pravadelli e Bianchi, titolare della società milanese New Publigest, e anche di un collaboratore di quest’ultimo, risale a un paio di mesi fa, quando la Guardia di finanza di Milano, coordinata dal pm Giordano Baggio del pool guidato dall’aggiunto Francesco Greco, ha condotto una serie di perquisizioni. Secondo l’accusa, Publitalia avrebbe pagato a Bianchi provvigioni, attraverso false fatture, per operazioni inesistenti per oltre 8 milioni tra il 2008 e il 2013.
Dalle carte, riporta sempre Repubblica, emerge che Bianchi non avrebbe neppure mai incontrato gli importanti inserzionisti oggetto dei contratti per cui veniva retribuito. Marchi di spicco, come “Banca Intesa, Electa, Mapei”. Il factotum di Bianchi ha raccontato ai pm di “aver assistito a riunioni nel corso delle quali Pravadelli avrebbe sollecitato Bianchi a recarsi presso i clienti così da poter giustificare una conoscenza quantomeno futura dei medesimi”.