Nuovi guai per il fondatore della compagnia aerea low cost, già coinvolto nell'inchiesta sulle partite comprate dal Catania calcio. La procura etnea lo ha infatti iscritto nel registro degli indagati insieme ad altre 13 persone
Non finiscono i guai per Antonino Pulvirenti, il patron del Catania calcio coinvolto nello scandalo delle partite comprate in modo da salvare la sua squadra dalla retrocessione in Lega Pro . La procura di Catania lo ha infatti iscritto nel registro degli indagati per bancarotta fraudolenta: è coinvolto insieme ad altre 13 persone nel fallimento Wind jet, la compagnia aerea low cost da lui fondata nel 2004, poi ammessa alla procedura di concordato preventivo con un passivo di oltre 238 milioni di euro.
L’indagine, condotta dalla Guardia di Finanza, ha ricostruito le vicende che hanno portato allo stato di dissesto di Wind jet: 160 milioni di buco “per effetto di operazioni dolose compiute a partire dal 2005″. Già un anno dopo la sua fondazione infatti la Wind jet aveva riportato ingenti perdite che non le avrebbero consentito di operare sul mercato. I primi passivi sarebbero stati occultati nel bilancio chiuso il 31 dicembre del 2005. In pratica Pulvirenti avrebbe messo in atto una valorizzazione del marchio WJ, ceduto alla Meridi, società di gestione di supermercati dell’imprenditore etneo, per un importo pari a 10 milioni di euro: una cessione che per i pm è fittizia.
Secondo le indagini, negli anni successivi le operazioni di sopravvalutazione del bilancio sono continuate: gli organi societari si sono avvalsi del contributo di società estere che per predisporre stime “di comodo” del magazzino e di beni strumentali di Wind Jet e alla fine i valori sono stati sovrastimati per oltre 40 milioni di euro. Un contributo importante all’inchiesta è arrivato dal commissario giudiziale, l’avvocato Libertini, nominato dal Tribunale fallimentare nell’ambito della procedura di concordato preventivo. La Wind jet avrebbe dunque intrapreso la trattativa svolta con Alitalia nella prima metà del 2012 mentre versava in una grave condizione di dissesto occultata dalle fittizie sopravvalutazioni dei dati di bilancio. I pm catanesi hanno anche scoperto indebite appropriazioni di denaro: circa 27omila euro sarebbero spariti dai bilanci Wind jet per finire a Rantuccio Stefano e Rantuccio Stefano Biagio su conti aperti all’estero. È per questo motivo che agli atti della procura ci sono diverse rogatorie internazionali svolte in Lussemburgo, Francia e Regno Unito.