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Analizzando i dati dei nati da coppie italiane e da coppie straniere o miste (Tabella 6) è facile notare come in 6 anni (2008-2013) ad un calo di 70.000 nati da italiani ha corrisposto un aumento di 8.000 nati dalle altre due tipologia di coppie. Questo scarto potrebbe essere messo anche in relazione alla notevolmente più alta età media al parto delle italiane (32,1) rispetto a quello delle straniere (28,5).
Un’ultima notazione riguarda i matrimoni (Tabella 7). In poco più di un decennio il numero di matrimoni è diminuito costantemente calando di quasi un terzo (da 270.000 a 194.000) essenzialmente tra quelli svolti con rito religioso e senza la presenza di uno sposo straniero. Questi ultimi, invece, sono rimasti abbastanza simili per consistenza dopo essere aumentati di quasi il 50% nel corso del periodo considerato. In aumento quelli con rito civile.
Infine diamo uno sguardo a come si pone il nostro Paese nel contesto di alcuni Paesi europei (i dati dell’Italia differiscono di alcuni punti decimali trattandosi di fonti diverse).
Contrariamente a quanto ci si potesse aspettare, diverse Nazioni del Nord Europa presentano valori riferiti al tasso di fecondità (Tabella 8) superiori al nostro anche se tutti, ad eccezione della Turchia (2,14), che però non può essere assimilata tout court ai Paesi dell’Unione Europea per molteplici motivi, sono al di sotto del livello di sostituzione del 2,1 di cui abbiamo parlato in precedenza (la Francia, al secondo posto non raggiunge 1,9). In generale i Paesi dell’Est Europa sono in fondo alla graduatoria con, all’ultimo posto, la Polonia.
Questi dati trovano ulteriore conferma nei tassi di natalità (Tabella 9) dove la Germania, Nazione tra le più anziane, scende all’ultimo posto con appena 8 nati ogni 1.000 abitanti, mentre l’Italia è al terzultimo posto con 9,2 nati per 1.000 abitanti). Anche in questo caso la Turchia ha i valori notevolmente più elevati (18,4) seguita a distanza dalla Francia con 12,2.
Questo breve excursus tra i dati demografici del nostro Paese evidenzia incontrovertibilmente come il popolo italiano sia in un lento declino e che il contributo degli immigrati sia oramai un dato di fatto che può concorrere alla sopravvivenza della nostra nazione anche se attraverso un inevitabile lungo processo di integrazione non scevro certo di problemi e difficoltà da governare con equilibrio, buon senso e lungimiranza. Difatti, non va dimenticato che gli stranieri residenti regolari aiutano, da una parte, a rimpinguare le casse dell’Inps e, quindi, a saldare le pensioni degli italiani e, dall’altra, a incrementare l’economia, in particolare, in quei lavori che gli italiani non desiderano fare più.