La dda di Bologna vara il secondo atto dell'operazione Aemilia: nove mandati di custodia cautelare colpiscono i clan dei Grande Aracri, originari di Cutro, in provincia di Crotone, ma ormai stabilita da anni a Brescello
Nove ordinanze di custodia cautelare per altrettanti presunti affiliati alla ‘ndrangheta di Reggio Emilia, Parma e Lombardia. Nuovo atto dell’operazione Aemilia, l’inchiesta della procura antimafia di Bologna sulle infiltrazioni della criminalità organizzata calabrese tra Emilia Romagna e Lombardia: già a gennaio erano scattate le manette per oltre 100 persone, molte delle quali accusate di associazione mafiosa. Un primo filone di indagini si era concluso a fine giugno. Nel mirino degli inquirenti c’è la costa dei Grande Aracri, originari di Cutro, in provincia di Crotone, ma ormai stabilita da anni a Brescello, in provincia di Reggio Emilia. Decine le perquisizioni ordinate dai pm bolognesi anche a carico di liberi professionisti: sono i colletti bianchi sospettati di aver giocato di sponda con gli uomini dei clan.
Tra gli arrestati, accusati di trasferimento fraudolento di valori e reimpiego in attività economiche di denaro, beni e altre utilità provento delle attività illecite della cosca, anche insospettabili prestanome. Le manette sono scattate ai polsi di Alfonso Diletto e Michele Bolognino, accusati di essere tra i capi dell’organizzazione sgominata dall’ondata di arresti di gennaio, e di Giovanni Vecchi; domiciliari per Domenico Bolognino, Jessica Diletto, Francesco Spagnolo, Patrizia Patricelli e Ibrahim Ahmed Abdelgawad. Sono indagati a vario titolo e in concorso tra loro di trasferimento fraudolento di valori con l’aggravante di aver agito per agevolare l’attività dell’associazione mafiosa. Ad Alfonso Diletto, Vecchi e Patricelli è contestato pure l’impiego di denaro, beni o utilità di illecita provenienza.
L’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip del tribunale di Bologna scaturisce dall’indagine coordinata dal procuratore capo Roberto Alfonso e dai pm Marco Mescolini e Beatrice Ronchi. Oltre agli arresti, è infatti un sequestro di nove società, beni e attività commerciali nella disponibilità diretta della cosca, per il valore oltre 330 milioni: alcune di queste società avevano per altro vinto importanti appalti all’estero. La ‘Ndrangheta emiliana, cosca che a livello gerarchico era autonoma rispetto alla “casa madre” calabrese, aveva costituito una serie di società intestate a soggetti esterni alla cosca, per riciclare ingenti somme di denaro: beni riconducibili tutti al boss Nicolino Grande Aracri (anche lui destinatario di una nuova misura cautelare nell’operazione odierna), detenuto e considerato il capo dei capi dell’organizzazione. Il sequestro preventivo riguarda le società Consorzio Europa con sede a Brescello (Reggio Emilia); Immobiliare BG S.r.l, con sede a Reggio Emilia Immobiliare Prestigio S.r.l. di Parma; Platino Immobiliare S.r.l.’ di Modena; D.S. Costruzioni S.r.l. con sede a Brescello, tutte riconducibili a Diletto. Così come altre quattro società – SAVE Group S.r.l e SAVE Engineering S.r.l. di Montecchio Emilia, Impregeco S.r.l. di Roma, SAVE International LTD, con sede a Birzebbuga (Malta) – dove è emerso l’interesse diretto di Nicolino Grande Aracri. Sequestrata anche la discoteca ‘La Parà di Parma, riconducibile a Michele Bolognino.
Pochi giorni fa la cosca dei Grande Aracri era stata colpita da un sequestro di beni per il valore di mezzo milione di euro. Si tratta del secondo sequestro preventivo alle associazioni criminali avvenuto in Emilia Romagna. Il primo ha colpito sempre i Grande Aracri nel 2013 e ammontava a tre milioni di euro.
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