Operazione Aemilia atto secondo. La Direzione distrettuale antimafia di Bologna ha infatti ottenuto 9 nuove misure di custodia cautelare dopo gli oltre 100 arresti di gennaio. Allora come oggi nel mirino dei pm c’è la ‘ndrina emiliana che fa capo alla cosca Grande Aracri di Cutro, ma è attivissima in regione soprattutto tra Reggio Emilia, Parma e Brescello. Il procuratore Roberto Alfonso, durante una conferenza stampa, ha riportato alcuni passaggi di una intercettazione del 2013 in cui due persone parlano di Nicolino Grande Aracri, ora in carcere, e considerato il boss della cosca: “Allora questi qua c’hanno tutta Reggio Emilia, perché c’hanno 7000 calabresi a Reggio Emilia e 3 o 4mila a … Parma”. “C’è ragione di preoccuparsi quando si sentono queste cose”, ha detto Alfonso. L’operazione effettuata dai Carabinieri e coordinata dai pm Marco Mescolini e Beatrice Ronchi, era incentrata soprattutto sulla parte economica e le società di prestanome (con sede in Emilia e in un caso a Malta). Dietro queste società, secondo gli inquirenti, si celerebbe la cosca. Numerose sono state anche le perquisizioni mentre è stato sequestrato l’equivalente di 330 milioni di euro  di David Marceddu

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